Busto, nuova sede per E.Va Onlus. «Preoccupanti i numeri del lockdown»

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BUSTO ARSIZIO – Una nuova sede per il centro antiviolenza bustocco E.Va Onlus. L’inaugurazione ufficiale avverrà molto probabilmente a settembre, ma il centro in via Da Giussano è già operativo. «Per l’inaugurazione ci sarà tempo – spiega il presidente Elisabetta Marca – Adesso dobbiamo pensare ad aiutare le donne vittime di maltrattamenti». Un’attività che non si è mai fermata, nemmeno durante il lockdown e che anzi, durante il periodo di chiusura, ha registrato un picco.

Nuova sede più sicura

Ma andiamo con ordine. Anche il cambio di sede, da via San Michele a via Da Giussano, dove è presente anche il comando di polizia locale cittadino è da collegarsi, almeno in parte, all’emergenza sanitaria mondiale. «Già prima dell’emergenza – spiega Marca – Avevamo una sola sala per colloqui. Le misure anti contagio in vigore hanno fatto sì che l’amministrazione, che ringraziamo, accogliesse in tempi molto rapidi la nostra richiesta di un nuovo spazio. La sala per colloqui delle vecchia sede non poteva essere arieggiata, ad esempio. Insomma non corrispondeva alle esigenze dovute all’emergenza Covid. Il cambio di sede è stato dettato da un’esigenza oggettiva di garanzia di sicurezza per noi e per gli utenti». Sicurezza dettata non solo dal Coronavirus. «Prima era facilmente individuabile dove la vittima si stesse recando – spiega Marca – All’esterno della vecchia sede c’era soltanto l’indicazione del centro antiviolenza. Oggi, qualora il maltrattante seguisse la vittima, e purtroppo accade e lo sappiamo, non sarebbe così evidente l’accesso al centro in quanto diverse istituzioni, dall’Insubria al comando di polizia locale, hanno sede nello stesso plesso». Maggiore sicurezza anche per le operatrici. «E’ purtroppo accaduto che anche noi venissimo minacciate dai maltrattanti – spiega la presidente – La presenza della polizia locale in questo senso ci rassicura».

I numeri del lockdown

E.Va Onlus non ha mai interrotto la sua attività durante il lockdown. «Abbiamo dato la nostra disponibilità 24 ore su 24 – spiega Marca – Con il periodo di chiusura la situazione è decisamente peggiorata. I numeri, che aumentano costantemente, parlano chiaro. Abbiamo avuto 130 prese in carico sinora, di queste la maggior parte durante il lockdown. Durante il periodo di chiusura abbiamo continuato anche con i colloqui operando da remoto». Il lockdown ha rinchiuso in casa le vittime con i propri aguzzini esasperando le situazioni che erano già critiche in precedenza. «Prova ne è il fatto – spiega Marca – Che durante il periodo di chiusura la maggior parte delle chiamate da noi ricevute avveniva di notte. La vittima chiamava quando il maltrattante era stordito da alcol, stupefacenti oppure dormiva. Un’esigenza dettata dall’impossibilità per la vittima di restare sola. Sappiamo quanto sia difficile per chi è maltrattata fare quel numero di telefono in condizioni normali. In una situazione così eccezionale come quella appena trascorsa lo è stato ancora di più». I numeri delle denunce aumentano. «Voglio guardare il dato in positivo – spiega Marca – I numeri aumentano perché sempre più vittime decidono di affidarsi a una rete, e quella di Busto è tra le più complete ed efficienti in Lombardia, che funziona. Che comprende tutti i tasselli di un percorso: con assistenza legale, psicologica, possibilità di essere collocate in un alloggio sicuro quando la situazione lo richiede. Un patto tra enti che funziona proprio perché completo». Marca conclude rimarcando come «Il fenomeno dei maltrattamenti sia trasversale. Non c’è una tipologia sociale: giovani e anziani, ricchi o poveri, italiani e stranieri. Serve una profonda rivoluzione culturale. Spesso stupisce come il maltrattante veda il suo comportamento come normale, come in qualche modo giustificato dal comune pensiero. Tutti noi dobbiamo avere un profondo cambio di mentalità».

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