Galimberti vuol “dare” una commissione a Forza Italia. Caliendo: «Perché no?»

VARESE – “Forza Italia è viva. Ma non parlate di Forza Italia – viva”. Si potrebbe riassumere così il pensiero del commissario provinciale di Forza Italia Giacomo Caliendo, che interviene dopo gli scossoni che hanno messo alla prova la tenuta della coalizione varesina, anche per “fugare” le ipotesi (non tanto ipotesi) di chi vede forzisti e moderati riformisti (Italia viva, ma non solo) dialogare un po’ troppo intensamente.

Caliendo è chiaro: «Forza Italia è un partito in salute», che «ha ritrovato armonia interna, entusiasmo e voglia di ricostruire», ma anche «persone che, dopo essersi presi una pausa, si sono riavvicinate al partito». Un partito che «resta in maniera convinta una forza del centrodestra». E il dialogo, forse un po’ “troppo spinto” con l’amministrazione Galimberti e una parte, in particolare, quella più moderata e riformista del centrosinistra? «In politica, soprattutto in questo particolare periodo storico, è auspicabile il dialogo. L’importante è che tutto avvenga, com’è avvenuto, alla luce del sole. Non ci sono accordi sottobanco – continua il senatore – ma solo la volontà di ascoltare, confrontarsi e, se i temi sul tavoli sono condivisibili, dare il nostro contributo».

Senatore Caliendo, vi davano per morti prima delle amministrative e anche in vista delle provinciali. Le urne comunali e di Villa Recalcati hanno detto altro. Ve lo aspettavate? 
«I risultati raggiunti non si potevano nemmeno immaginare a inizio 2021. E’ invece oggi parliamo di un partito in salute. Le ragioni sono semplici da spiegare: abbiamo lavorato bene insieme. Più complicato è stato metterle in pratica. Insomma non era semplice vista la situazione da cui partivamo. Però, da quando sono arrivato a Varese, ho sempre detto che il nostro obiettivo era dimostrare che esiste un modo diverso di fare politica. Ecco, se gli elettori ci hanno premiato significa che le nostre non sono state solo parole».

Beh, forse “il bello” arriva adesso. Chi è stato eletto e sta in opposizione o in maggioranza o in giunta deve dimostrare quanto ha detto sopra, non crede? 
«Vero. Non dobbiamo disperdere la forza che ci hanno dato gli elettori, soprattutto coloro che sono tornati a votare il nostro partito o il progetto. Gli uomini e le donne che abbiamo eletto ora hanno il dovere di tradurre in pratica quanto affermato. Ovvero, possiamo dare un’immagine diversa della politica e di chi fa amministrazione pensando sempre all’interesse generale».

Sarà come dice lei, ma intanto a Varese il centrodestra frigge. E ribolle proprio per il comportamento di Forza Italia. Non crede? 
«A Varese più che in ogni altra città abbiamo messo un campo un progetto politico nel quale il civismo, non quello fine a se stesso, ha avuto un ruolo importante. E con questo schema abbiamo ottenuto un buon risultato».

D’accordo, ma alla Lega e a Fratelli d’Italia non basta il vostro peso elettorale. I vostri alleati chiedono fedeltà alla coalizione e fiducia in Matteo Bianchi, il quale, non dimentichiamolo, è stato il candidato sindaco sostenuto anche da voi. Quindi? 
«Allora, andiamo con ordine. La scelta di non votare le linee programmatiche e di uscire dall’aula consigliare non era un segnale contro il centrodestra. Ma nemmeno si può parlare, perché non esiste, di accordo con il centrosinistra. E su Bianchi dico che nessuno in Forza Italia ha mai messo in discussione la sua figura. Anzi, ai tempi della candidatura a sindaco, Matteo Bianchi l’abbiamo voluto noi con maggior determinazione perfino della Lega che è il suo partito».

Intanto, insistiamo, c’è chi ha chiesto “la testa” di Galparoli e Battaglia tra gli alleati. Non è che la sua, senatore, è la lettura di chi vede Varese “un po’ da lontano”? 
«Guardi che io ho capito perfettamente la scelta di Galparoli, Battaglia e di tutta Forza Italia. Non ci sono ombre. Tutto è stato fatto alla luce del sole».

Si continua a parlare del fatto che il sindaco Galimberti potrebbe offrire una presidenza di commissione a Forza Italia. Se accadrà come vi comporterete? Accetterete, sapendo di riaprire il dramma nel centrodestra o, per non agitare le acque, rifiuterete? 
«Personalmente nemmeno le ho sentite queste voci. In ogni caso molto dipende da come viene fatta la proposta. Nel momento in cui il sindaco di Varese, per riconoscere il valore e il ruolo della minoranza, volesse fare una proposta di questi tipo, io dico: “Perché no?”. Anzi, credo sia apprezzabile una cosa del genere. Sempre nel rispetto e nel riconoscimento del valore e del ruolo dei consiglieri di opposizione».

Suvvia senatore, nel centrodestra tira aria di “pace armata” fino al prossimo casus belli. E’ così? 
«La fedeltà nell’alleanza si vede nel momento elettorale. E noi l’abbiamo dimostrata. Punto. Poi quando si amministra io auspico che sia il dialogo ad avere la meglio. Ne sono convinto. Io stesso l’ho dimostrato da senatore. Se ci sono temi condivisibili, sui quesi temi si collabora per il bene comune. Anche a Varese».

LEGGI ANCHE:

Varese, sulle linee programmatiche Forza Italia esce dall’aula e fa arrabbiare la Lega