Caro-mensa a Busto, il sindaco: «Interverremo per calmierare». I conti a luglio

BUSTO ARSIZIO – «Interverremo per calmierare le tariffe del servizio mensa. Ma fateci fare i conti per capire fino a che punto possiamo spingerci». È il sindaco Emanuele Antonelli, nell’accesa riunione con i genitori sul caro-mense scolastiche, a prendere un impegno ufficiale, insieme all’assessore alle politiche educative Daniela Cerana, per venire incontro alle famiglie. Ma il Comune si accolla già una parte del costo del pasto, che da appalto è di 6,71 euro Iva inclusa, a fronte della tariffa che salirà a 6,30 euro dal 1°settembre. Intanto gli scioperi continuano: dopo Sant’Anna e Borsano, ora tocca anche a Sant’Edoardo.

La soluzione

Con le tariffe che non si possono modificare per l’anno in corso, la soluzione ipotizzata dalla giunta è quella di prevedere una riduzione delle tariffe attraverso dei “voucher” da definire sulla base delle fasce ISEE (sul modello di quelle di Regione Lombardia per gli asili nido) e per ripristinare degli sconti per il secondo figlio iscritto in mensa. Ma il sindaco Antonelli dà l’appuntamento «a luglio» per dare «una risposta definitiva con i numeri e il quadro completo», una volta che i numeri dei pasti erogati e delle iscrizioni saranno certi. «Per capire quanto il Comune può esporsi – sottolinea il primo cittadino – alla fine spenderemo sicuramente di più». D’altra parte l’assessore Cerana assicura che «a bilancio i fondi a copertura del servizio ci sono e non sono diminuiti».

Le nuove tariffe

Gli interventi, spiega Antonelli, saranno «scaglionati e diversificati per permettere grossi risparmi alle fasce più deboli». L’obiettivo dell’amministrazione è calmierare i costi dei pasti già dal 1° settembre. «Se volete continuare gli scioperi continuateli – allarga le braccia il sindaco – io vi chiedo pazienza fino a giugno e vi do appuntamento a luglio, prima delle vacanze, per sapere cosa spenderete al ritorno». Il sistema dei voucher sarà in vigore fino a dicembre, poi da gennaio 2025 le stesse riduzioni verranno confermate con le nuove tariffe da approvare con il bilancio preventivo entro fine anno. Considerando anche che il Comune dovrà farsi carico del possibile adeguamento ISTAT del 3,5% che il concessionario Euroristorazione potrà chiedere per il prossimo anno scolastico.

I conti

I conti li ha fatti subito l’assessore, per far capire le ragioni degli aumenti previsti per il nuovo anno scolastico (pasto da 5,80 euro a 6,30 e eliminazione dello sconto del 50% per il secondo figlio iscritto alla scuola primaria), che hanno innescato la rivolta – e gli scioperi – dei genitori. Con il precedente appalto, datato 2019 e scaduto con l’anno scolastico 22/23, il Comune pagava il singolo pasto 5,17 euro, prima di operare gli adeguamenti ISTAT a 5,45 e 5,80 euro. Dall’attuale anno scolarico, 23/24, il costo del servizio mensa è aumentato a 6,71 euro a pasto, «un prezzo in linea con le gare delle altre città – spiegano Cerana e Antonelli – visto che Legnano, che pure ha un centro di cottura in loco, ha aggiudicato la gara ad appena 12 centesimi meno di Busto». A queste cifre, il Comune stima di spendere circa 726mila euro in questo anno scolastico e circa 600mila nel prossimo, in base alle nuove tariffe e al netto di un possibile adeguamento ISTAT dell’appalto. «Ma non perché vogliamo risparmiare – garantisce l’assessore Cerana rispondendo alle obiezioni della platea – in bilancio ci sono almeno 700mila euro, ma prima di definire le tariffe e integrare la copertura vogliamo avere dati certi».

Genitori in attesa

I genitori convocati – rappresentanti dei comitati e referenti mense – hanno ascoltato e fatto molte domande. La rabbia per i rincari è percepibile ma anche l’attesa di soluzioni meno aleatorie. «A luglio vedremo quanto il Comune intende aiutare le famiglie e valuteremo» le parole di un papà. Sul tema della libertà di portarsi la schiscetta da casa, gli esponenti dell’amministrazione hanno invece “alzato le mani”: «Non dipende da noi ma dai dirigenti scolastici – rimarca Cerana – ad oggi, a quanto ne so, la linea è di non assumersi la responsabilità di consentire ai bambini di portare il pranzo da casa». E poi si apre l’altro grande capitolo della qualità del servizio, con i genitori che riportano casi e segnalazioni, dal capello all’interno della confezione del pasto al cibo «a volte immangiabile», fino ai mancati “bis” concessi ai bambini. Subito rintuzzati dal tecnologo alimentare: «Il capitolato è di qualità, adeguato ai criteri minimi del Ministero, e le materie prime sono di qualità, con alimenti biologici. Finora in commissione mensa non sono arrivate grosse segnalazioni». Basteranno queste risposte a “sedare” la rivolta fino a luglio? Lo scopriremo già da domani.

busto arsizio caro mensa – MALPENSA24