Caso Santanché e roccioso garantismo

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Daniela Santanché

di Massimo Lodi

Le parole più sagge sulla vicenda Santanchè vengono dal senatore Enrico Borghi, ex Pd e in Italia Viva da due mesi e mezzo: vogliamo emanciparci da un passato in cui sono state chieste dimissioni anche senz’avvisi di garanzia. Ecco, il punto politico è questo, evitando d’entrare nel merito giudiziario. Il punto è: fare i garantisti a seconda della vantaggiosità o farlo sempre.

Sembrerebbe logico/opportuno farlo sempre. E tanto più se gli avversari non l’hanno fatto quand’era il momento. Così vuole un’elementare regola d’ispirazione liberale, oltre che di pragmatica convenienza. Se vogliamo (vogliamolo), anche di senso dello Stato. Il giustizialismo sta sempre dalla parte del torto, il garantismo dalla parte della ragione. Poi gli accertamenti della magistratura scandagliano, chiariscono, sentenziano.

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Massimo Lodi

Argomentazione diversa riguarda (ovvio) la coscienza individuale. Colui/colei che si trova al centro d’una sorte dalla possibile, negativa ricaduta sul governo di cui fa parte, ne può o perfino deve trarre le conseguenze. Valutando cosa sia meglio non per sé, ma per l’esecutivo di cui è componente, dunque per la saldezza dell’istituzione. Una scelta personale innanzitutto e poi da valutare assieme al presidente del Consiglio, separando le questioni d’appartenenza partitica da quelle di valenza nazionale. Parrebbe una banalità. Ma non lo è. Non lo è mai stata, nella patria del diritto e del rovescio, cioè d’un sistema figlio d’estremo bellicismo tra fazioni. Proprio tale passato dovrebbe indurre a prudenza di valutazione ed equilibrio di condotta nel presente. Sarebbe un concreto migrare verso la sponda dell’autentico riformismo. Parola che vuol dire tutto e niente. Dipende da come la si usa, quando, a che scopo.

Il senatore Enrico Borghi non l’ha certo adoperata lessicalmente, però sostanzialmente sì. Si è còlto nel suo intervento di democraticità rocciosa (viene dalla Val d’Ossola) un significato evidente: il centrodestra non si batte tramite occasioni giudiziarie, si devono invece creare le condizioni per batterlo tramite l’azione politica. Essa si sostanzia in molte opzioni, tra le quali il differenziarsi del centro e della sinistra nell’interpretazione d’un modello di liberaldemocrazia ignorato a più riprese dai rivali: il caso Santanchè ne offre la circostanza, a osservarlo con fredda/convinta analisi. Riassumendo: tra giustizialismo e garantismo, preferibile il garantismo. Di più, e con un paradosso: il garantismo giustizialista, che non ammette deroghe alla motivata tolleranza di discernimento, risoluzione, verdetto.

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