Cassano, passa il bidoncino rosa in consiglio. Ma la Lega accusa: «Poco pratico»

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Da sinistra: Arduino Verzaro, Massimo Trevisol e Luca Renna

CASSANO MAGNAGO – «Ai cittadini è stato chiesto un parere sul nuovo sistema? E gli operatori sono stati interpellati sulle differenza – e quindi, le difficoltà – tra il vecchio metodo e quello nuovo?». Queste le domande poste dal consigliere di minoranza Arduino Verzaro (Lega) ieri, 28 giugno, in consiglio comunale. Ormai è certo: a Cassano Magnago, a partire dal 5 luglio, si passerà al tanto discusso bidoncino rosa per la raccolta differenziata. Vero è che non tutti dal fronte dell’opposizione sembrano essere ancora del tutto convinti di questa scelta. La domanda di Verzaro, di fatto, è: «Vogliamo offrire un servizio oppure vogliamo scontentare i cassanesi?». Per il sindaco Nicola Poliseno non ci sono dubbi: «È la soluzione migliore». Per due motivi. Da un punto di vista ambientale, perché «a differenza dei sacchetti – che vengono prodotti, pagati e subito gettati – il contenitore dura nel tempo». Ma anche sotto il profilo economico, visto che «Dal secondo anno in poi, i vantaggi di non acquistare i sacchi sarà maggiore del costo di investimento dei bidoncini». Oltre ai due cavalli di battaglia: l’abolizione del conferimento minimo e «il raggiungimento di una tariffa puntuale perfetta».

«Qui un servizio non c’è»

Le conversazioni con diversi operatori Sieco hanno portato Verzaro ha un parere netto: «Questo tipo di bidoncino è poco pratico». La differenza sostanziale, ha spiegato, consiste nell’immediatezza di raccogliere un sacco e buttarlo. Mentre il contenitore richiede più attenzione e tempo per la lettura dell’Rfid. Il timore, «visto che è più faticoso da gestire», è che «dopo pochi mesi i lavori di raccolta verranno fatti con poca cura, fino a che non sarà da cambiare». In quest’ottica, sorgono dubbi anche sulla quantità di rifiuti che potrà effettivamente essere recuperato. Così Verzaro: «I tempi per portare via ogni bidone si allungheranno, col rischio che gli operatori non riescano a concludere il giro di raccolta». Non solo, a preoccupare è anche il pensiero che «tra i vandali la notte, le condizioni meteo e le macchine di passaggio, c’è l’eventualità che si crei confusione». Una circostanza che è stata definita «da capogiro», perché «si dovrebbe dare un servizio. E qui un servizio non c’è».

I dubbi della minoranza

Per il capogruppo del Carroccio, Massimo Trevisol, evidenziare il corretto quantitativo che il cittadino andrà a conferire con il bidoncino «è difficile». In caso contrario «saremmo d’accordo con voi, ma abbiamo evidenziato le richieste dei cittadini con una serie di problemi che non andrebbero affrontati a cuor leggero».
Dalla quota di minoranza del centrosinistra, osservazioni anche da Gemma Tagliabue (Pd). In particolare sulla «cattiva informazione», ribadendo le difficoltà già segnalate sui metodi di comunicazione. Così invece Mimmo Mottura (In Movimento per Cassano): «Se si ragiona in base ai Comuni che hanno già utilizzato il bidoncino, va considerata il numero delle persone residenti, un livello che non raggiunge quello di Cassano: credo ci saranno problemi importanti».

Almeno due vantaggi

A dare un quadro della situazione è stato il primo cittadino. «Non parliamo di una novità stravolgente. Il bidoncino lo usiamo già per altre tipologie di rifiuti, e ora lo introduciamo anche per il secco». Da una parte il vantaggio è sostenibile: «I sacchi vengono continuamente prodotti – quindi inquinando – e poi acquistati da Sieco, per essere dati alla cittadinanza che li utilizza e li butta». Un modo per dire che «pensare che la nostra azienda, che cerca di tutelare l’ambiente, acquista qualcosa per gettarla subito: non è saggio». E quindi la scelta è ricaduta sul contenitore, che «dura nel tempo». Dall’altra parte, c’è la questione economica. «Il costo per il sacco con Rfid era superiore. Quindi, dobbiamo spendere di più per qualcosa che verrà buttato?». La risposta è ovvia. Senza dimenticare che «dal secondo anno in poi, i vantaggi di non acquistare i sacchi sarà maggiore del costo di investimento dei bidoncini». Gli obiettivi poi restano sempre due: il raggiungimento di «una tariffa puntuale perfetta», dove sostanzialmente ogni cittadino paga in base a quello che consuma, e «l’abolizione del conferimento minimo». In questo senso, il sindaco ha precisato che, nel caso fosse stato già acquistato tutto il kit di sacchetti, «verranno quantificati solo quelli dei primi sei mesi, fino all’introduzione del bidoncino. Da quel punto in poi, invece, verranno quantificate le prese».

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