Cassano, scoppia il caso Dudi: «Fratelli d’Italia ha fregato Franchin»

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CASSANO MAGNAGO – Scoppia il caso Dudi a Cassano Magnago. L’assenza di Edoardo Franchin fra gli otto candidati di Fratelli d’Italia alle Regionali ha fatto infuriare la maggioranza, o almeno quella che lo avrebbe sostenuto a mani basse per un posto a Palazzo Lombardia. Contattato, Dudi sceglie il “no comment” per il momento. Ma le chat infuocano: «Una scelta politicamente (…e umanamente) misera», si legge in uno dei messaggi che hanno cominciato a circolare fin da subito, non solo fra gli esponenti della lista che porta il nome dell’ex sindaco Nicola Poliseno. Ma anche a livello provinciale. «L’hanno fregato».

Il palmarés

«La vicenda è assurda», la premessa dei civici di centrodestra, che nel loro gruppo possono contare anche sul consigliere regionale uscente di Forza Italia, Angelo Palumbo. Partendo dal fatto che «a parte Beppe Martignoni, non ci sono uomini in lista che meritavano più di Franchin». O meglio, «forse, anche più di Dudi, l’avrebbe meritata Checco Lattuada». I motivi? il giovane cassanese «ha tenuto alta la bandiera di FdI» in una città di 22mila abitanti, anche quando il partito di Giorgia Meloni sfiorava il 2% delle preferenze. È stato capogruppo in consiglio comunale per cinque anni, poi rieletto come primo della lista. Moderato nei modi, tranquillo nel dibattito. Insomma, i suoi alleati lo presentano come lo studente modello. Anche quando c’è da fare un passo indietro, si è visto: prima lo sgarro delle Amministrative, quando si è visto privato all’ultimo – dal sindaco Ottaviani, figura di spicco della lista che ora lo difende – un ruolo da assessore o da presidente del consiglio, e ora il bis delle Regionali mancate. Quel che basta perché gli alleati gridino all’ingiustizia.

Il sogno (incubo) Regione

In numeri: quanti voti avrebbero spostato verso Franchin gli esponenti della Lista Poliseno? L’unico dato a cui fare riferimento è delle scorse Amministrative, quando le 2.349 preferenze lo hanno reso il gruppo più votato a Cassano. Chiaro, non è un riferimento certo. Tutt’altro. Ma offre quantomeno un parametro per sperare in un buon risultato. Ecco perché l’idea è: «Aveva un potenziale di voto molto più alto di tre dei quattro uomini in lista. Avrebbe potuto tranquillamente arrivare a cifre importanti. Non avrebbe avuto problemi ad arrivare almeno terzo ed entrare in consiglio regionale». La domanda, quindi, è: verso chi saranno indirizzati, ora, questi voti?

La colpa ai partiti

Colpa dei partiti, dicono: «Centri di potere dove spesso chi c’è, preferisce non candidare gente che potrebbe prendere tante preferenze. Anche fuori dal solito giro di elettori affezionati perché non vuol correre il rischio di essere battuto». Il risultato? «Non porta a crescere un partito. Ma è l’inizio dell’inevitabile discesa che comincerà subito dopo le Regionali». Fino alla nota dolente: «Non chiedeva regali, solo la possibilità di essere candidato e dimostrare il suo peso politico. Con l’unica cosa con la quale lo si può dimostrare: i voti. Qualcuno non ha voluto correre il rischio di dargli una possibilità. Davvero una pagina triste, per Dudi e per la Provincia».

Il boccone amaro

La lista Poliseno conta fra i suoi esponenti – anche dietro i rappresentanti in consiglio comunale – una quota di Forza Italia. Vecchie guardie vestite da civici, che hanno ricoperto incarichi di responsabilità. Come lo stesso ex primo cittadino, che lo scorso anno ha avuto mandato dai vertici forzisti per tenere unito il centrodestra alle Amministrative. O l’attuale sindaco, Pietro Ottaviani, che prima presiedeva il consiglio comunale cassanese. E ancora: Palumbo, consigliere regionale uscente. O Roberto Saporiti, ex coordinatore del gruppo comunale di Protezione civile. Tutti quelli che non hanno seguito l’ala centrista del già vicesindaco Osvaldo Coghi (che aveva corso col simbolo di FI, sostenuto dalla Lega). Da tempo hanno stretto un saldo legame di collaborazione con FdI. Che si sente anche ora. Al punto che la lista Poliseno non è riuscita a digerire l’esclusione di «un vero uomo di partito». Se non fosse che il problema è proprio questo: «La triste storia dei partiti», che hanno fatto lo sgambetto (ancora una volta) a Dudi.

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