CASSANO MAGNAGO – Si tratta di una decisione inevitabile perché la crisi dei mercati ha coinvolto anche quello di Cassano Magnago. Dopo che la sperimentazione della traslazione dei titolari di posteggio, attualmente isolati nella parte est, ha dato esito favorevole, l’amministrazione Ottaviani ha deliberato la riduzione dell’area complessiva di via Piave.
Il mercato di Cassano
Il mercato settimanale del venerdì, composto da 149 posteggi (tre dei quali riservato ai produttori agricoli e al battitore) ha subito, negli anni, un progressivo abbandono da parte degli operatori concessionari di posteggio fisso, sia per il mancato cambio generazionale sia, come segnalato dagli operatori, per «la poca attrattività del mercato e per la scarsa redditività riscontrata nelle attività commerciali», si legge nella delibera votata dalla giunta. Sono stati pubblicati bandi per assegnare i posteggi liberi nel 2017, nel 2020 e ancora nel 2023, ma sono andati deserti, a dimostrazione del mancato interesse da parte degli spuntisti di avere un posto fisso al mercato di Cassano Magnago. Tanto che attualmente il numero degli operatori commerciali fissi si é ridotto a 109 occupati e 40 liberi.
Il nuovo assetto
Con il nuovo assetto l’Amministrazione comunale, oltre a una revisione complessiva del numero dei posteggi e a una diversa ripartizione tra alimentari e non alimentari, valuterà l’opportuno utilizzo degli spazi non occupati. La nuova collocazione dei posteggi e lo spostamento della zona deposito rifiuti, permetterà una migliore fruibilità del mercato ed una più armoniosa visione d’insieme, colmando i posti finora liberi, tra un posteggio e l’altro, lasciando sgombra e pulita l’area centrale, permettendo così l’utilizzo delle panchine da parte degli avventori. «Gli interventi tendono quindi a migliorare il mercato sotto tutti i punti di vista, per renderlo più funzionale, ma anche più accogliente», spiegano dalla giunta. Il nuovo numero complessivo di posteggi, divisi per categorie merceologiche, è definito in 126 complessivi, di cui 33 per alimentari, 3 per produttori agricoli e 93 per i non alimentari.