Cent’anni fa moriva don Minzoni. Cassano ricorda «contro i rigurgiti nostalgici»

CASSANO MAGNAGO – Era il 23 agosto 1923 quando i fascisti si presero la vita di don Giovanni Minzoni. Cent’anni dopo, Cassano Magnago ha voluto ricordare il parroco di Argenta, nella provincia di Ferrara, con una breve cerimonia proprio nella via che porta il nome del sacerdote.

Un omaggio «quanto mai opportuno»

Un omaggio «quanto mai opportuno», ha detto il sindaco cassanese Pietro Ottaviani. Per «riflettere sulla dimensione testimoniale del sacerdote romagnolo». Non solo per dare «un vero significato alle celebrazioni anniversarie», ma anche per «prendere nuovamente le distanze da certi rigurgiti nostalgici e da letture revisionistiche del fascismo».

La storia di don Minzoni

Il primo cittadino ha ripercorso i passi della vita di don Minzoni. Dalla nascita a Ravenna nel 1885, agli studi in seminario, fino a diventare cappellano ad Argenta. Ha ricordato «il suo coraggio e la sua volontà di collaborazione e di dialogo con il proletariato contadino», che lo portarono ad essere arruolato nell’esercito con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Impavido al punto da meritare la medaglia d’argento «e una decina di altri riconoscimenti al valore» in un momento molto critico della battaglia del Piave. Tornato ad Argenta «diede vita a nuovi progetti per giovani, poveri e anziani. Oltre alle numerose iniziative in campo sociale». Fino a prendere una vera e propria posizione di opposizione contro il regime fascista. La sera del 23 agosto 1923, Giorgio Molinari e Vittore Casoni – due squadristi di Casumaro di Cento – aggrediscono il sacerdote. «Le ferite riportate al cranio sono fatali e don Minzoni muore dopo una breve agonia. Solo dopo la caduta del regime e la fine della guerra la vicenda verrà chiarita e il suo martirio fu riconosciuto ed è in corso la causa di beatificazione».

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