Cavaria, volano insulti. Zeni ritira le deleghe al vicesindaco Ciconte

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CAVARIA CON PREMEZZO – Il sindaco Franco Zeni perde le staffe e si sfoga: «Sei una bugiarda». Poi rincara la dose: «Uno stipendio rubato per cinque anni». Volano insulti da una parte e dall’altra nel post-consiglio comunale di Cavaria con Premezzo. Parole rivolte a Lucia Ciconte, che ieri – 20 dicembre – si è vista revocare la nomina da vicesindaco e le deleghe che le erano state affidate nel 2019. Una seduta che è terminata in bagarre, al netto di tensioni accumulate durante la seduta. Fino alla bagarre finale, che ha richiesto l’intervento della polizia locale per placare gli animi. Sia del primo cittadino che dell’assessore Nicola Martino, oltre che dell’ex vicesindaco. Guarda il video:

La revoca delle nomine

Nei giorni scorsi sono state sbrigate le pratiche burocratiche. Zeni ha firmato il decreto per revocare la nomina da vicesindaco a Ciconte (nominando Diego Bonutto), oltre alle deleghe ai Lavori Pubblici, all’Edilizia Privata e all’Urbanistica (ora in capo al sindaco). Testuale: «Le vicende politiche di questi ultimi giorni hanno determinato incomprensioni sia dal punto di vista politico che personale tra i componenti della giunta». Tanto che Ciconte «non ha più il sostegno del gruppo politico di appartenenza per poter svolgere serenamente le proprie funzioni». Condizione che «potrebbe minare i rapporti e far venir meno le basi per una futura e proficua collaborazione in merito agli indirizzi programmatici». Gli attriti sono già emersi: «Tale situazione ha accentuato un’instabilità politico-amministrativa». Fino ad arrivare allo strappo: «Nel corso di questi ultimi giorni tra vicesindaco e parte dell’amministrazione sono emerse divergenze inconciliabili tali da compromettere la realizzazione del programma di mandato e pregiudicare irreparabilmente i presupposti fiduciari che avevano determinato la sua nomina».

Fino allo scontro

In aula, poi, sono emersi tutti i mal di pancia. Punto per punto, Ciconte non ha fatto prigionieri: ha votato contro – o si è astenuta – a ogni argomento trattato che potesse essere contestato da un punto di vista politico, con dichiarazioni di voto degne dei più ostinati consiglieri d’opposizione (non a caso, si è seduta a debita distanza dai banchi dell’esecutivo). Oltretutto, su temi che hanno un peso negli equilibri e nelle linee di un’amministrazione, tra cui il piano triennale delle opere pubbliche e l’approvazione del documento unico di programmazione. E che hanno provocato continue stoccate da parte dell’ex vicesindaco, lamentando – fra le varie osservazioni – di «non essere mai stata a conoscenza delle cose, che venivano nascoste». O definendo il bilancio «zoppo, che sarà oggetto di continue modifiche». Netta la replica della maggioranza, che fra i batti e ribatti ha alzato lo scudo alle critiche: «Basta dire falsità. Tutto quello che critichi riguardava il tuo assessorato». Continue tensioni che hanno portato a chiudere i rapporti, alla fine, nel modo più teatrale: a suon di insulti.

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