Censura della rete, bugie e paura del peggio

bottini bugie russia

di Gian Franco Bottini

Da tempo nel mondo della rete si dibatteva su come mettere un giusto filtro alle”fake news”, senza rischiare di cadere in un clima di censura. Argomento complesso che il decisionista Putin ha prontamente risolto, dichiarandosi praticamente unico tenutario della verità e anzi, a scanso di equivoci, isolando il suo Paese dalla rete internet, con un bel un carico di galera per coloro che osassero riferire cose che lui gradisce non si sappiano. Non ci sembra difficile comprendere il significato di ciò: negata la libertà di informazione e gattabuia per chi non è d’accordo. Più che giustificato, a nostro avviso, l’abbandono della Russia da parte dei corrispondenti Rai, impossibilitati ad informare a meno di pericolose conseguenze personali. Crea stupore il dissenso su ciò dell’onnicontrario Massimo Cacciari, al quale garantiremo tutta la nostra riconoscenza se decidesse di recarsi personalmente nel Paese dello zar in sostituzione dei “pavidi” corrispondenti, senza comunque garantirgli il nostro dispiacere nel caso fosse coinvolto in qualche spiacevole circostanza!

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Gian Franco Bottini

Questa è una duplice guerra: quella, dichiarata, della Russia all’Ucraina con gli strazi evidenti, e quella, fortunatamente non dichiarata, fra Russia e Occidente, per ora sul piano economico. La seconda, che appare come lo scontro di uno contro tanti, ha dei contenuti di pericolosità elevata, legati al fatto che il vantaggio di essere in tanti comporta comunque maggiori difficoltà nell’unicità delle decisioni e nella diversità delle ricadute economiche ed umane. E’ innegabile infatti che un’America, lontana dal conflitto, può essere portata più facilmente, anche per propria indole, a mostrare i muscoli e fare a botte, rispetto ai Paesi europei maggiormente esposti e coinvolti. Come dire: più facile fare i duri sulla pelle degli altri! (per non usare una più scurrile espressione).

Speriamo sia chiaro a tutti che le sanzioni, l’arma dell’Occidente, avranno sicuramente un effetto boomerang sulle nostre economie, il che costringe (o dovrebbe) a molta attenzione nel cercar di ”ammorbidire” una Russia, di suo già malmessa, senza però trasformarla in un avversario disperatamente chiuso in un vicolo cieco e per ciò ancor più imprevedibile nelle sue reazioni. Oggi, è inutile negarlo, nell’occidente europeo serpeggia la paura del peggio, alimentata, senza volerlo, da una informazione che nel tentativo di essere completa deve però evitare di divenire spettacolarizzante e opprimente, con gli interventi, spesso contradditori, di quella classe emergente dei “politologi” che ha oramai costretto al “pensionamento” quella dei virologi.

“Ma chi riuscirà a convincere Putin a più miti consigli?” è questa la preoccupata domanda che ognuno di noi si pone. Potranno essere i suoi presunti amici? La Cina disturbata nella sua strisciante e silenziosa politica di infiltrazione economica o la Turchia, che mentre amoreggiava con lo zar faceva lucrosi affari armando diversi Paesi ex URSS, Ucraina in primis. Potranno essere i così detti “oligarchi”, influenti “compagni di merende”, minacciati nei loro ingenti patrimoni ed affari ben radicati nel liberistico Occidente. O ancor più la ricca borghesia moscovita, oramai abituata ai grandi alberghi occidentali, al ricco shopping in via della Spiga, alle ville di vacanza floridiane e delle nostre coste più prestigiose. Potrà essere il tremebondo “cerchio magico” politico-militare che, messe alle spalle paure e titubanze, costringa il rabbioso capo a più diplomatiche riflessioni. Ma ancor più ci si chiede quale ruolo potrà avere l’unico “potere forte” finora apparentemente latente e minacciosamente silenzioso: la“mafia russa”, notoriamente grande supporter di Putin, definita “statalizzata” dalla contestazione interna e dominante in Crimea e Donbass.

Quello che ci auguriamo noi è però che la spinta più importante possa venire dal basso. Dalla popolazione russa fatta dalle madri dei giovani soldati (come già avvenne con successo in altre circostanze); dai giovani che per studio o lavoro hanno potuto allargare il loro fronte di conoscenza nelle Università e nel mondo occidentali (e viceversa, naturalmente!) e che si vedono oggi costretti ad interrompere i loro percorsi, isolati anche dalla rete; dal mondo della cultura e dello sport; dal popolo russo, insomma, che oggi vede lo spettro di un ventennale regresso proprio mentre aveva cominciato ad apprezzare come si può progredire con lo sforzo di convivere senza prevaricarsi. Messaggio, quest’ultimo, che non si può negare debba essere recepito e condiviso anche da qualche parte dell’Occidente!

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