Che il ricordo non diventi oblio

varese mattarella caccia
Paolo Caccia incontra il presidente Sergio Mattarella a Varese il 15 novembre scorso

di Paolo Caccia*

Nell’incontro, personale, che ho avuto l’onore di avere con il presidente Mattarella, a distanza di poco meno di un mese, il ricordo della presenza del presidente della Repubblica a Varese sembra molto affievolito, non nella mente delle persone, non per l’incontro con un presidente, ma nel pensiero che ha espresso all’incontro.

Ha chiamato gli operatori delle Università alla responsabilità nel formare i giovani, come investimento del futuro, come bene prezioso da trattare anche in mezzo alle incomprensioni delle diverse formazioni e tendenze e culture generazionali. Nel creare nuove energie utilizzando il cambiamento in atto, anche se un po’ turbolento. Nella testimonianza di ciascuno di noi di operare con ideali più alti di fronte alle problematiche della complessa società.

Il filo conduttore del suo discorso è stato “Nessuno può pensare di salvarsi da solo”.

Negli anni le migliori conquiste sono state vinte quando abbiamo operato uniti nell’Europa, sulla scia di De Gasperi e Schuman. Quando dimenticando le piccole divergenze locali ci siamo uniti tutti in una sola voce, si pensi alla pandemia. Quando di fronte alle più grandi avversità abbiamo dimenticato i particolari ed i personalismi.

Il suo discorso richiamava a far svanire nel nulla tutte quelle incrostazioni che sino ad oggi hanno fatto leggere il presente senza pensare al futuro. Siamo in un periodo che viviamo male il presente senza pensare con ratio ai problemi sia grandi che di sopravvivenza. Il grande aiuto del volontariato aiuta in parte a lenire i più deboli, però lo stato deve saper bene individuare le strade per aiutare quelli che veramente hanno bisogno. Non è gridando per le piazze l’istigazione all’odio, che si risolvono i problemi ma con disponibilità a collaborare tra forze politiche per non precipitare nell’afflato dell’odio senza ritorno.

Il diffuso scetticismo, la paura del futuro, il timore di perdere i piccoli vantaggi, portano ad un veloce consumismo, ad avere oggi ciò che temiamo non avere domani, magari sull’onda di messaggi giornalistici o su internet, che ci fanno venire la paura dell’adesso, allargandolo al domani, senza capacità critica di analisi. Dobbiamo recuperare la capacità di far riaffiorare di più la ragione e non il timore, sempre più ignoto.

Per fare questo ci vogliono nuovi tribuni che sappiano fare politica chinandosi sulla gente e le loro necessità. Ci vuole più disponibilità a riflettere un attimo, senza correre dove? A me sembra, pero’, che siamo immersi in un frenetico immobilismo. Una corsa inutile e ferma lontano dal pensiero costruttivo del futuro.

*già parlamentare della Dc

varese mattarella caccia – MALPENSA24