Comanda il Parlamento. O forse no

bottini mattarella parlamento

di Gian Franco Bottini

Gli amici Umarells  ci paiono un po’ “spompati”; tanto quanto è  il clima generale in questo lock-down” mascherato”,  che pare ancor più depressivo di quello vero vissuto più  di un annetto fa. Ci confessava uno di loro: ”Da Umarells da cantiere ci stiamo trasformando in Umarells da TV;  solo che così ci parliamo addosso e ci lamentiamo allo specchio”. Non un piccolo problema, questo strisciante isolamento da long-covid!

Reduce dalle lunghe dirette televisive di questi giorni l’Amico non ha però perso l’occasione per chiederci cosa pensavamo della fresca rielezione di Mattarella, nè noi abbiamo perso l’occasione di esprimere la nostra opinione, non solo su quel che è stato ma anche per quello che sarà.

Alla fine della vicenda “quirinalizia” non si può che verificare che certi leader hanno dimostrato la inadeguatezza a certe loro ambizioni politiche e personali; che certi partiti e certe coalizioni  si sono disciolti; che salvo rare eccezioni i partiti non sono in grado di garantire l’obbedienza dei loro parlamentari; che chi pensa di aver salvato la faccia lo ha fatto solo nascondendola (Letta e Meloni,) in attesa che gli avversari, interni od esterni alla loro coalizione, si facessero male da soli.

Si dovrebbe anche riflettere su cosa sarebbe stato, se la soluzione fosse stata un’altra.

bottini berlusconi umarells

Leader incartati. Meno male che c’è il Parlamento

Elezioni anticipate con una legge elettorale maggioritaria particolarmente adatta ad accentuare i dissapori fra presunti alleati; un Parlamento con dei nuovi e poco prevedibili numeri; un nuovo Governo con delle Maggioranze da inventare; probabilmente un Draghi in uscita; mesi di stallo, con una difficile situazione da governare da parte di un Presidente che, in qualche caso, sarebbe stato un apprendista della politica. Problemi sanitari, economici e sociali che di sicuro avrebbero cominciato a galoppare e credibilità internazionale, mercati compresi, in grande diffidenza.

Problemi che certamente, in tutto o in parte, si ripresenteranno nel 2023 e che non faranno dormire di notte il buon Mattarella, ma che la politica, se avrà fatto tesoro degli insegnamenti, con un anno davanti potrà in parte evitare.

In mezzo al gran “minestrone” che si è venuto a creare, qualcosa di nuovo è però avvenuto. Il Parlamento, o meglio i parlamentari, mano a mano che la faccenda si ingarbugliava, hanno indicato ai loro leader, oramai “incartati,” la strada per uscirne. Basta guardare i crescenti suffragi che via via otteneva Mattarella nel corso delle votazioni per rendersene conto.

Non ci siamo certo illusi che questo riappropriarsi delle proprie prerogative, da parte di un Parlamento usualmente inquadrato, fosse frutto di intelligenza politica o di “patriottica” preoccupazione per le difficoltà del Paese. Sappiamo perfettamente che il tutto nasceva da istinto di conservazione, di fronte al minaccioso pericolo di elezioni anticipate, con la rinuncia ad un annetto di laute prebende! Comunque sia, si tratta di un fatto nuovo e la storia ci insegna che quando lo”schiavo” si ribella, una volta imparata una strada, poi prova gusto a ripercorrerla!

E questo sarà un ulteriore pericolo che incomberà, nel prossimo anno, sul Governo Draghi che, abituato, per necessità, ad operare per “fiducia” potrebbe rischiare di essere soggetto non solo alle tradizionali bizze dei partiti ma anche a quelle di quei parlamentari che, destinati al “licenziamento”, avrebbero un’arma in più per cercarsi un nuovo posto al sole. L’amico Umarell, che ci aveva fino ad allora ascoltato con attenzione, con sguardo furbesco ci ha fatto però osservare che la cosa potrebbe anche essere un’arma in mano al Presidente del Consiglio che, in questo anno che lo vede impegnato fino alle elezioni del 2023, potrebbe utilizzare questa “libertà di pensiero” di molti parlamentari come arma per tenere a bada i partiti che, in piena “tempesta elettorale”, gli renderanno la vita non certo facile. Come dire: se serve, un ponte diretto fra Governo e Parlamento! Una ipotesi ardimentosa che non ci pare certo adattabile alle caratteristiche di Draghi, ma che, in quanto uscita dalla fantasia di un Umarell, ci dice quale stima e fiducia nella politica, e soprattutto nei partiti, aleggi fra la gente.

Può essere però che Mattarella la pensi come l’Umarell, se è vero, come è vero, che al momento della sua accettazione ha voluto incontrare ufficialmente i capi-gruppo parlamentari ignorando i leader dei vari partiti!

Inizia ora un nuovo film, con lo stesso regista e lo stesso protagonista, ma con un cast notevolmente declassato! Ci auguriamo che il Presidente Mattarella non si scordi, come ci pare sia avvenuto nel suo precedente pur ottimo settennato, di inserire nella sceneggiatura una storia che molto ci appassiona: la riforma della Giustizia. Questa volta, il “suo pubblico se lo aspetta, pronto a riservargli ancora delle riconoscenti standing-ovations!

bottini mattarella parlamento – MALPENSA24