Coronavirus, in Lombardia 39 contagiati e un morto. Tutti legati a focolaio Codogno

MILANO – In Lombardia il numero di infezioni da coronavirus sale a «39 in tutto», lo ha annunciato oggi, sabato 22 febbraio, in conferenza stampa a palazzo Lombardia il governatore Attilio Fontana. «Tutte riferibili al territorio in cui si è verificata la prima infezione, nell’Alto Lodigiano». Regione Lombardia ha concordato una serie di proposte per il contenimento del virus che sono state sottoposte al governo. Che, fa sapere il presidente Fontana, «nel giro di alcune ore ci comunicherà le decisioni definitive».

Il 13% di tamponi positivi

Il governatore si è presentato in conferenza stampa insieme all’assessore al welfare Giulio Gallera con un forte ritardo «dovuto al lunghissimo confronto con il governo e le altre regioni – ha spiegato Fontana – abbiamo approfondito anche l’evoluzione della nostra come in altre regioni e sono nate alcune proposte perché si sono verificate altre infezioni». In tutto, dalle verifiche fatte con i tamponi effettuati in seguito all’emergere del contagio, sono stati certificati 39 casi di positività, pari al 13% del totale di tamponi (259). «Il contagio è evidente – ammette l’assessore Gallera – quindi questo virus ha una contagiosità molto forte», ma la sua modalità di diffusione appare, almeno per ora, «ordinaria». In questo momento la task force di Regione Lombardia è al lavoro per «rintracciare tutti i possibili contatti di chi ha contratto il coronavirus».

Il primo decesso in Lombardia

Per quanto riguarda l’anziana signora di 77 anni deceduta stamattina nella sua casa di Casalpusterlengo, il tampone eseguito per scrupolo post-mortem ha dato esito positivo al coronavirus. Ma gli accertamenti sulle cause del decesso sono ancora in corso: «Aveva una serie di patologie e non possiamo dire se è morta a causa del coronavirus».

Il focolaio

Di confortante, per i rappresentanti di Regione Lombardia, c’è il fatto che, dalle indagini condotte finora, è emerso che «tutte le persone hanno avuto contatto con il primo paziente (il “paziente uno”) 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno – ha aggiunto l’assessore Gallera – 35 casi sono nei dintorni di Codogno», ma anche gli altri, tra Cremona e il Pavese, avrebbero contratto il virus a seguito di contatti con persone che fanno riferimento sempre all’ospedale del “paziente uno”. «Abbiamo la conferma che l’area del basso lodigiano è il centro di un focolaio. Possiamo dirlo in maniera abbastanza certa, tutte le situazioni di positività hanno avuto contatti nei giorni 18 e 19 con il pronto soccorso e l’ospedale di Codogno». Inoltre Gallera ha sottolineato anche che «nell’area del focolaio le misure messe in campo, con le ordinanze, sono efficaci: il fatto che la gente non giri evita la diffusione del virus».

Cassa integrazione per i residenti nell’area “blindata”

Dal governo intanto è già arrivata una prima risposta per le popolazioni dell’area tra Codogno e Casalpusterlengo (10 Comuni in tutto) che da ieri, 21 febbraio, è “blindata” per contenere la diffusione del contagio, con misure quali la sospensione di tutte le attività lavorative. «Da ieri, insieme all’Inps, stiamo monitorando gli sviluppi della situazione e studiando le contromisure da adottare per i lavoratori delle aziende situate nell’area interessata dall’ordinanza del Ministero della Salute d’intesa con la Regione Lombardia – annuncia il ministro del lavoro Nunzia Catalfo – una l’abbiamo già individuata ed è quella di concedere loro la Cassa integrazione ordinaria: trattandosi di un evento imprevedibile, qual è questo, non c’è bisogno di una norma ad hoc».

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