Cospito e il 41bis, perchè è necessario dire dei no

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di Andrea Buffoni

Da giorni  ormai  si sta concionando molto anche a sproposito e in modo confuso, sul cosìddetto articolo 41 bis, ovvero del carcere duro.

La polemica ha coinvolto in modo scomposto, provocatorio e strumentale il panorama politico già poco correlato alla vera realtà dei gravi problemi del Paese. Da una parte un rappresentante del partito della premier Meloni FdI ha innescato una violenta contestazione nei confronti dell’opposizione Pd con conseguenti reazioni nei confronti del Governo, legittimando le tesi di chi ne chiede l’abrogazione contestandone la legittimità costituzionale (“ergastolo ostativo”). In particolare varie sigle anarchiche insurrezionaliste manifestano con violenze di piazza in difesa dell’anarchico Cospito che contesta l’applicazione nei suoi confronti del 41 bis con un lungo sciopero della fame. Ha ben detto il ministro Nordio: giusta è la preoccupazione per la vita di un detenuto, pur condannato per reati gravissimi reiterati altro è la contestazione dell’esistenza della norma in vigore.

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Andrea Buffoni

Facciamo un po’ di chiarezza storica. La normativa venne instaurata con la Legge Gozzini (senatore del Pci) nel 1986 nei confronti degli autori di una violenta rivolta carceraria. Nel 1992 dopo la strage  di Capaci venne aggiunto un secondo comma con il Decreto legge “antimafia” dei ministri Scotti e Martelli, soprattutto ai fini di  impedire il collegamento dei capi mafia carcerati con l’esterno per continuare ad esercitare il loro potere . Nel 2002 il Governo Berlusconi aggiunse una ulteriore tipologia di reati: quelli relativi ad atti di terrorismo. Ed a quest’ultima disposizione si è agganciata la sentenza di condanna di Alfredo Cospito relativamente alla tentata strage del 2006 .

Se la richiesta dell’anarchico è l’abolizione del 41 bis allo stato non si può dire che no. Infatti, l’abolizione del 41 bis è da sempre un obiettivo della mafia , fin dai temi della richiesta contenuta nel famoso “papello”. Dunque non stupisce proprio il fatto che diversi boss mafiosi abbiano apprezzato e condiviso per non dire utilizzato la protesta e l’obiettivo lanciato da Cospito con lo sciopero della fame ad oltranza. L’unica soluzione avrebbe dovuto essere ed è separare il caso dell’anarchico, nel suo stesso interesse, da quello dei criminali mafiosi ma ad oggi, soprattutto per le varie strumentalizzazioni politiche, non è così .

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