Delitto Macchi, slitta di 3 mesi l’udienza per il risarcimento a Binda. «Meglio non commentare»

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Lidia Macchi e Stefano Binda

BREBBIA – Dal 9 marzo (domani) al 9 giugno: slitta di tre mesi l’udienza in Cassazione sull’opposizione della Procura Generale di Milano alla richiesta risarcitoria di Stefano Binda, ingiustamente detenuto per tre anni, ingiustamente accusato dell’omicidio di Lidia Macchi. Accusa smentita sia dalla Corte d’Appello di Milano, dopo la condanna all’ergastolo in primo grado davanti ai giudici del Tribunale di Varese, sia dalla Cassazione stessa. Stefano Binda non ha ucciso Lidia Macchi, questo è stato provato al di là di ogni ragionevole dubbio, ma in carcere c’è rimasto tre anni.

Il risarcimento

Così come la legge prevede per quei tre anni di vita rubati Binda chiede allo Stato un risarcimento di circa 300mila euro: per dare valore al tempo sottratto a qualcuno ci sono delle apposite tabelle che li stimano in termini di euro. Risarcimento accordato non fosse che, chi lo aveva accusato allora, si oppone all’esborso.

Meglio non commentare

Fondando l’opposizione sul fatto che Binda si avvalse della facoltà di non rispondere in alcune occasioni (diritto garantito dalla norma) pur essendosi dichiarato innocente dal primo istante e pur avendo sostenuto interrogatori durati ore davanti ai Pm prima di presentarsi al Gip per la convalida. «Sarei profondamente sconfortato se da giugno si arrivasse a settembre e da settembre magari a gennaio. No, meglio non dire nulla, e aspettare», commenta oggi brevemente il 55enne di Brebbia.

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