Delpini ordina in Duomo i nuovi diaconi: c’è anche Franco Gadda di Olgiate Olona

OLGIATE OLONA – C’è anche Franco Gadda, 59 anni, di Olgiate Olona, tra gli otto nuovi diaconi permanenti che l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ordinerà in Duomo sabato 4 novembre alle 17.30 nel corso della celebrazione eucaristica vigiliare. Sposato con tre figli, occupato in banca, arriva dalla parrocchia di San Giovanni Bosco ed è il più maturo del “gruppo”.

I nuovi “ministri”

«Noi otto ordinandi, nel corso di questi anni di formazione, abbiamo costituito un bel gruppetto – ha raccontato Franco Gadda al portale web ChiesadiMilano.it – gli studi presso la Facoltà teologica con i corsi da seguire, soprattutto il sabato, hanno favorito la conoscenza e facilitato l’amalgamarsi di un gruppo di adulti variegato. Il più giovane è celibe, ma, vivendo spesso a contatto con i ragazzi dell’oratorio, si può dire che abbia una famiglia più numerosa di noi altri». Dalla provincia di Varese arriva anche il più giovane Samuele Radaelli, della parrocchia di Santa Maria Immacolata di Origgio, 38 anni, celibe, di professione impiegato.

Il motto e l’immagine

Come da tradizione il gruppo dei nuovi diaconi permanenti ha scelto un motto e un’immagine che ne accompagneranno il ministero. “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39) è la frase che li accomuna: un invito a mettersi, come la Madonna, al servizio dell’annuncio del Vangelo attraverso gesti di carità. Per l’immagine si è convenuto sul quadro dell’artista francese Arcabas, “Visitazione”, nel quale è raffigurato l’abbraccio tra Maria ed Elisabetta, a simboleggiare l’incontro con l’altro reale e tangibile, un aspetto significativo del ministero diaconale soprattutto oggi, in un mondo contraddistinto da relazioni virtuali.

Cosa fanno i diaconi

Il diaconato permanente viene anche definito “ministero della soglia”: i diaconi permanenti non presiedono la Messa e non confessano, ma affiancano i sacerdoti in tutte le attività di servizio ecclesiali facendo da tramite tra coloro che vivono già nella Chiesa e chi è ancora in ricerca, “sulla soglia” appunto.  Possono proclamare il Vangelo e tenere l’omelia durante la celebrazione eucaristica. Generalmente si dedicano ad attività specifiche all’interno della comunità ecclesiale a seconda delle loro inclinazioni: ad esempio animano iniziative caritative o culturali, si occupano dell’assistenza ai malati o ai carcerati, conciliando il lavoro, la famiglia e l’impegno pastorale.

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