Nuovo disco per il “varesino” Valentin Mufila, corista di Zucchero Fornaciari

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Valentin Mufila

VARESE – «L’antico strumento della kalimba, che si suona con il pollice, in altri Paesi dell’Africa può essere chiamato anche “sanza”, che in swahili vuol dire proprio “strumento”, mentre in lingala, lingua della Repubblica Democratica del Congo, significa “luna”. “Mamu” sta invece per “madre”: il nome del nostro progetto vuole allora richiamare una “madre luna” che fa addormentare i bambini e racconta le fiabe». Come ha spiegato Valentin Mufila, cantante, chitarrista e compositore, “Il faut vivre”, album che unisce musica africana e ambient, è stata presentato ufficialmente il 5 gennaio a Milano ma «era già presente sulla pagina Bandcamp di Antonio Testa, grande amico di Salvatore Fiorini che ci ha invitati alla Casa della Memoria; è disponibile in formato cd e lo porteremo anche su altre piattaforme».

Il progetto di world music e l’incontro alle prove

L’incontro con l’altra metà dei Sanzamamu è avvenuto nel 2019. «Il piano – ha raccontato Mufila – era creare un gruppo che facesse un piccolo mix di musiche dal mondo, e in particolare musica africana, del Sud Italia e tarantella. Una volta alle prove arrivò da Londra un signore con lo djambé, artista di musica ambient di ritorno in Italia: era Antonio, che già quella sera mi disse “hai un potenziale pazzesco”, ma non che avremmo lavorato insieme.

Antonio Testa e Mufila

Poi successe che durante il Covid Fonte di Speranza, associazione attiva nella Repubblica Democratica del Congo, mi chiese di creare per loro un disco a scopo benefico: ne parlai con Antonio, ma la cosa non andò poi a buon fine, perché risultò che non avevano abbastanza soldi per prenderlo in carico. Allora pensammo: “Perché non farlo noi?” Da lì è nata l’idea dei Sanzamamu».

Yoga e sperimentazione con i suoni della natura

Testa, dopo una lunga militanza in ambito reggae, a metà anni Novanta – ha aggiunto Mufila – «ha vissuto una piccola “conversione” musicale in direzione ambient. È un grande esperto di yoga e si costruisce strumenti da sé: ha deciso di cambiare, mettendosi a sperimentare con i suoni della natura, sopratutto quelli legati all’acqua. Abbiamo cercato di combinare i nostri due mondi: oltre ad aver vissuto in Giamaica Antonio ha anche visitato per alcuni mesi il Burkina Faso e il fatto che lui sia stato lì, comprendendo come si svolgono alcune dinamiche della musica africana, ci ha aiutati a realizzare il mix che avevamo in mente. Il nostro tour è già iniziato nel 2023, prima dell’uscita dell’album, con date in tutta la Penisola, in Francia, Belgio, Svizzera e in Germania. Ovviamente il nostro primo pubblico è quello italiano».

In tour alle Terme di Caracalla e a Campovolo

Mufila, classe 1981 e originario di Kinshasa, vive da tredici anni a Varese dove si è esibito nei teatri Apollonio e Santuccio e ha collaborato a progetti come il collettivo Pulse of Peace; nel 2020 ha vinto la gara di band del festival “Rock & Lavoro” con i Mapendo Africa Sound. «L’estate scorsa ho anche preso parte come corista al tour di Zucchero che, tra le varie date, ha toccato le Terme di Caracalla e il Campovolo di Reggio Emilia. A contattarmi è stata Sherrita Duran, grande cantante di gospel che, quando ha saputo che stavano cercando voci black per il coro, ha pensato a me». Dopo gli esordi con band di quartiere Valentin ha dato inizio nel 2005 alla sua carriera solista: «Ho ricevuto molti premi, venendo così prodotto dalla radio più famosa, Top Congo. Sono stato anche tra i dieci vincitori del concorso lanciato da Radio Okapi: mi ha permesso di incontrare un importante artista come Papa Wemba, il padre della rumba congolese. Le canzoni mi hanno aperto un mondo di contatti e relazioni che mi ha aiutato anche una volta arrivato in Italia».

Testa e Mufila in concerto alla Casa della Memoria di Milano

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