Elezione presidente della Provincia: rispunta per inerzia il nome di Antonelli

In alto (in senso orario): Magrini, Antonelli, Colombo, Zappamiglio e Calegari

VARESE – Se ci fossero ancora le monete nazionali, per la corsa a presidente delle Provincia, si potrebbe parlare di Marco stabile. Mentre per spiegare la risalita delle azioni del sindaco di Busto, nonché presidente in carica e uscente, Emanuele Antonelli, dovremmo attingere all’etologia e parlare della curiosa quanto affascinante tecnica di difesa, ma anche di offesa, di alcuni animali, qual è la tanatosi: fingere la morte per salvare la vita.

Inoltre, qualora si dovesse dare risposta all’interrogativo: «Ma la recente candidatura di Stefano Calegari, sindaco di Cislago, da dove salta fuori?», bisognerebbe aprire il manuale evergreen della vecchia (ma sempre buona per cercare di stare sulla cresta dell’onda) politica.

Borsino delle candidature: il “Marco” stabile

Se si ascoltano le voci, a seconda della posizione da cui provengono, dicono l’uno dell’altro la stessa cosa. Ovvero: “Marco Colombo? Ma va ha già fatto un passo indietro”. E dall’altra parte: «Marco Magrini in campo? Solo se ci sono determinate condizione“. Insomma non ci sono (ufficialmente), ma ci sono (ufficiosamente). Versione che i civici (dell’una e dall’altra parte) vanno ripetendo come un mantra da settimane. Da ciò si deduce che nulla è cambiato riguardo ai due candidati che condividono lo stesso nome di battesimo (Marco), la stessa patente politica (sono civici), ma non il cognome e neppure il gruppo di appartenenza civica: uno, Colombo sindaco di Daverio è tra gli alfieri di Eupolis, l’altro Magrini, sindaco di Masciago Primo è uomo delle Valli (non più tutte), ma anche di pianura. Insomma il Marco è stabile.

Tanatosi politica

Al tavolo che conta, quello del centrodestra, riunitosi sul tema “Presidente della provincia” qualche settimana fa, nessuno (nemmeno quelli del suo partito) gli hanno chiesto di ricandidarsi. Tanto che in quel momento le azioni (ma anche le convinzioni) del numero uno di Villa Recalcati, Emanuele Antonelli, sono crollate come Lehman Brothers nel 2008.

Ma l’uomo non è di quelli che si spezzano con un grissino. Ha incassato la silente sfiducia e dopo aver comprato una buona quantità di pop corn si è accomodato a gustarsi la spettacolo. Con un colpo di coda: posticipare le elezioni a fine gennaio tagliando fuori una marea di sindaci (tra cui anche Mattia Premazzi, ai tempi quasi candidato unico) dalla corsa a Villa Recalcati. E così, tra i pochi rimasti in campo o a bordo campo è iniziata una partita tattica dove “chi mette fuori la testa muore”. Insomma situazione confusa e, con il passare dei giorni, propizia ad Antonelli. Il quale – racconta qualche suo fedelissimo – pare sia pronto a correre ma solo con in tasca la certezza di vincere.

Le altre carte coperte

Condizionale d’obbligo poiché nel puzzle ci sono ancora un paio di tasselli. Quello che porta il nome di Pietro Zappamiglio, candidato di Forza Italia, partito al quale (secondo l’intesa politica siglata in vista delle amministrative del 2021) potrebbe spettare il candidato presidente e quello, sbucato all’ultima curva, del sindaco di Cislago Stefano Calegari. Uomo, quest’ultimo, dicono gli insider, buttato nella mischia non tanto per correre quanto per marcare la presenza sullo scacchiere del gruppo chiamato “degli ex Udc – Lega civica”, i quali – commenta qualcuno – “per quanto poco che contano ancora, su partite come le elezioni di secondo grado, possono far sentire il loro peso”.

Senza dimenticare che al tavolo siede anche la Lega. Già Stefano Gualandris, da commissario, disse di avere un nome per Villa Recalcati. Si dice quello di Mirko Zorzo, sindaco di Albizzate e candidato che anche il nuovo segretario provinciale Andrea Cassani potrebbe difendere in sede di trattativa.

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