Elezioni in Provincia: Antonelli pronto al bis, ma non sarà l’unico candidato

Il sindaco Emanuele Antonelli

VARESE – «Noi un nome l’abbiamo messo sul tavolo». È bastata questa frase pronunciata dal commissario provinciale della Lega Stefano Gualandris per agitare le acque, da tempo placide, a Villa Recalcati. Del resto il presidente Emanuele Antonelli è in scadenza di mandato, «ma – sussurra qualcuno – potrebbe concedere il bis». Detto questo però si è aperto il gioco delle candidature, tutto subordinato alla data in cui verranno fissate le elezioni, che, va ricordato, sono di secondo livello.

Non valgono i numeri delle politiche

Il primo dato da sottolineare è che per eleggere il prossimo presidente della Provincia non si può far conto sui recenti risultati elettorali. Stiamo, infatti, parlando di elezioni di secondo livello, ovvero alle urne andranno solo sindaci e consiglieri comunali. Di conseguenza il quadro politico è congelato alle ultime amministrative, avvenute qualche mese fa. Ciò significa che la geografia politica è piuttosto fluida: i due blocchi (centrodestra e centrosinistra) grosso modo si equivalgono (per voti ponderati) e nel mezzo ballano i civici (anche qui divisi tra gli Eupolis e quelli che fanno riferimento a Marco Magrini).

I nomi sul tavolo

Sicuramente c’è quello di Emanuele Antonelli. Il sindaco di Busto, che ha perso (per scelta sua o meno in questo momento non è importante) il treno per il Parlamento, potrebbe far valere la carta dell’uscente. Nel centrodestra, infatti, c’è la regola che: sindaco, presidente o governatore in carica (potendo) si ripresenta. Inoltre, Fratelli d’Italia, primo partito del centrodestra e di tutta la provincia, difficilmente vorrà ammainare il vessillo meloniano a Villa Recalcati.

Reto c’è, Cassani guarda altrove

Mirko Reto. È questo il nome che il Carroccio ha messo sul tavolo. Leghista, ma anche capace di tessere relazioni e “pescare” fuori dal bacino della Lega. Soprattutto in una partita dove a votare sono sindaci e amministratori. Insomma, i rapporti di collaborazione e vicinato in una partita come quella della provincia, hanno un bel peso. Certo, non è detto che possano bastare. Perché la folle legge Delrio fissa i termini in cui le elezioni devono essere convocate e i mesi di amministrazione (18) che un sindaco dovrebbe avere davanti per completare il mandato quale criterio di candidatura a presidente. In sintesi: qualora la data delle elezioni dovesse slittare oltre il 20 novembre, molti molti cittadini perderebbero la possibilità di correre.

E Reto, ma anche Mattia Premazzi, sindaco di Venegono Inferiore e punto di riferimento dei civici di Eupolis, sarebbero, infatti, fuori dai giochi. Non Antonelli, fresco di elezione e che di fatto ha il potere di decidere quando mandare al voto la provincia, comunque entro fine gennaio 2023. E, in casa Lega, neppure Andrea Cassani. Ma Radio Carroccio dà il sindaco di Gallarate proiettato alla guida della segreteria provinciale per il dopo-Gualandris.

In tutto questo, dopo un lungo periodo di silenzio (o poche parole) è tornato in campo Marco Magrini. L’uomo delle Valli sa che la partita civica non è più una “sua esclusiva”, ma sa anche di avere i requisiti per essere il candidato soprattutto se si va lunghi con la data. Resta da valutare (e non è un dettaglio) se ha i numeri. Infine c’è anche la possibilità di una donna. Il suo nome per ora non è stato messo sul tavolo, ma il sindaco di Castellanza Mirella Cerini potrebbe essere la sorpresa.

Le coalizioni

Da quando è entrata in vigore la riforma Delrio, le elezioni di Villa Recalcati hanno regalato sorprese. Nel senso che non sempre sono stati rispettati i blocchi politici e ogni volta, per lo meno nelle fase iniziali, ci sono state prove tecniche di larghe intese. E sarà così anche questa volta. Del resto Stefano Gualandris è stato chiaro: «Abbiamo e sosteniamo un nostro candidato, ma dobbiamo trovare una maggioranza più larga dei tradizionali confini di centrodestra». E se nel centrodestra si sussurrano nomi e intrecci politici, nel centrosinistra tutto tace. «Perché – rivela un esponente del Partito Democratico – al momento non abbiamo un nome. Anzi sì, uno nome l’abbiamo. Non per le elezioni del presidente a Villa Recalcati». E il riferimento è ad un candidato al consiglio regionale.