Elezioni amministrative, civismo e liste farlocche

bottini liste farlocche

di Gian Franco Bottini

Con piacere abbiamo letto un recente editoriale del nostro Direttore nel quale, riferendosi alle prossime limitate consultazioni comunali nella nostra provincia, si sottolineava l’esplodere del fenomeno delle liste civiche “mascherate”,  che a noi piace definire “farlocche”. Nessun stupore per il fenomeno, da sempre esistito, e nessuna ombra di offesa per la sottolineatura della sua “farlocchità”, talmente essa è evidente laddove esiste. Con il termine “farlocco” intendiamo l’evidente inquinamento di una lista civica per la presenza di personaggi di chiara appartenenza a partiti non in grado di formare autonomamente liste proprie.

Ci teniamo a chiarire che chi scrive è da anni un convinto sostenitore del civismo, pur riconoscendone i limiti e la facilità di contraffazione;  conscio altresì dell’inflazionato utilizzo del termine “civico”, spesso usato come ingrediente nei coktails dialettici della politica. Quando ciò avviene è fin troppo facile scoprire il tentativo dei partiti di fare apparire il civismo fra gli ingredienti fondamentali dei “beveroni” elettorali che regolarmente ci vengono propinati, con l’intendimento  però che, a cose fatte, il “bevitore” (l’elettore) non ne possa conservare il retrogusto e si dimentichi presto degli ingredienti ingurgitati.

Essere civici (l’ha chiaramente sintetizzato il Direttore) significa “lavorare per il bene comune” senza i condizionamenti, spesso ideologici, provenienti  dai partiti.

E’ bene chiarire che il civismo non è la negazione dei partiti (e quanto essi siano indispensabili, se efficienti, lo valutiamo quotidianamente) ma rappresenta una modalità diversa di interpretare la politica (perché anche un civico fa politica!); una modalità che  in certi casi può essere una guida ed in altri un apporto collaborativo e correttivo, per i partiti stessi.

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Gian Franco Bottini

Oggi la situazione fotografabile sul territorio  vede prevalentemente le liste civiche al governo di piccole realtà comunali;  sono queste liste molto più facilmente “farloccabili”, per la ormai conclamata pochezza dei partiti tradizionali in quelle realtà. Nelle realtà di maggiori dimensioni, salvo casi eccezionali, le liste civiche sono sicuramente di peso più marginale e devono essere più propriamente definite “tarocche” poiché, “al soldo” dei vari partiti , spacciano  la loro presunta immagine “civica” unicamente per catturare la dabbenaggine di elettori che dei simboli dei partiti stessi non ne vogliono più sapere. Una situazione assimilabile a quella che si verifica  all’estero quando si spaccia un prodotto locale, di basso livello, come “grana Padano doc”. Nella sostanza: uno spregio al “made in Italy”.

Ha ancora una volta ragione il Direttore quando afferma che il civismo lo fanno le Persone e male fanno i partiti quando lo ostentano strumentalmente senza averne nel sangue i valori, perché in quel mentre distruggono, oltre che il civismo stesso, la propria storia e svillaneggiano la loro identità.

Recentemente il civismo ha ottenuto un importante successo, che suona come un riconoscimento sia per le persone che per i valori rappresentati. Per la prima volta  è stato eletto alla presidenza della nostra Provincia  un suo rappresentante, Magrini, che si è proposto senza avere alle spalle gli apparati elettorali dei partiti, forte comunque di una sua credibilità personale e dell’offerta di voler interpretare la Provincia come “la casa dei sindaci”, con l’applicazione dei principi fondamentali del civismo: rispetto dei partiti ma priorità alle esigenze del territorio.

E i sindaci, maggiori interpreti delle necessità del territorio, lo hanno premiato nel momento delle elezioni e successivamente partecipando in maniera massiccia alla prima Assemblea dei sindaci da lui convocata, laddove nelle ultime analoghe circostanze, nella precedente presidenza, il vuoto era diventato quasi la regola. Certamente il suo cammino non sarà facile, come non lo è per tutti i sindaci civici destinati a conquistarsi quotidianamente il consenso con i fatti, con il dialogo, con la trasparenza delle scelte, con la chiarezza delle priorità e con l’applicazione non dogmatica dei principi del civismo.

Abbiamo fortemente apprezzato la decisione del nuovo Presidente di non concedere il patrocinio della Provincia al “gay pride” varesino, seppur in contrapposizione a forze politiche a lui vicine,  che legittimamente sostenevano il contrario, motivando la sua decisione con la sua convinzione che fosse la  più giusta per il rispetto di tutte opinioni diffuse sul territorio. Non entriamo nel merito della questione (tutte le opinioni hanno le loro ragioni!) ma apprezziamo la coerenza del Presidente nell’avere dato applicazione alle sue promesse: la miglior scelta per tutto il territorio, anche di fronte a pressioni di parte della sua maggioranza e accettando i rischi conseguenti. Come dire : civici non ci si improvvisa, civici ci si dimostra.

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