Italia nostra Varese sull’ippodromo: «Con il trotto Bettole a rischio abbandono»

VARESE – «La nostra città è una delle poche che può contare su una struttura come le Bettole. Ma la sua sostenibilità può essere garantita solo se non entra in competizione con Milano. E i progetti che si stanno portando avanti non sono compatibili con la struttura esistente. Per questo è il rischio potrebbe essere di avere tra qualche anno il problema di una struttura degradata, abbandonata e da recuperare». Lo scrive Italia nostra Varese, che così entra nel dibattito in corso dopo la presa di posizione del consigliere di Fratelli d’Italia Giordano e della discussione nella commissione Sport di ieri (10 maggio) sull’argomento.

L’intervento di Italia nostra Varese

Abbiamo appreso notizie allarmanti sul futuro dell’ippodromo di Varese. Già da tempo non versa in buone condizioni per cui è giusto intervenire con opere che rilancino una struttura sportiva che poche altre città lombarde possiedono e che può costituire un’ulteriore attrazione turistica per il territorio varesino, come lo sono il canottaggio o il ciclismo. Questa struttura sportiva costituisce anche un grosso polmone verde per la città.

Sentendo alcuni operatori e appassionati di ippica, tra cui il nostro socio Valerio Crugnola, le scelte progettuali che si stanno portando avanti da parte della società che gestisce la struttura non sono funzionali e compatibili con gli spazi esistenti (il trotto richiede spazi logistici molto maggiori), e quindi preludono a una sua probabile dismissione, rendendo così l’area disponibile per possibili speculazioni e per essere in parte trasformata in parcheggi per il palaghiaccio. Una struttura di questo genere può sopravvivere solo se pensata in sinergia con quelle di Milano; non in competizione, che sarebbe comunque perdente per Varese.

Le stesse situazioni si sono già verificate in altre città (vedi Monza, Livorno, Grosseto). La sopravvivenza di una struttura dipende esclusivamente dal mantenimento della sua funzione: se questa non ha più ragione di essere, anche l’ippodromo diventerà un’area dismessa, con tutte le conseguenze negative e speculative del caso. Senza addentrarci in questioni tecniche, quello che ci preme è mettere l’accento sugli aspetti urbanistici, per non ritrovarsi fra qualche anno a dover riconvertire un’altra area dismessa, questa volta di proprietà pubblica, mentre le scuderie di proprietà privata potrebbero subire la stessa sorte dell’area su cui sorge l’hotel costruito da Ligresti, attiguo ad essa.