Elezioni in Abruzzo, partita nazionale

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di Massimo Lodi

Voto locale con proiezione extralocale. Meloni ha personalizzato/nazionalizzato le regionali di domenica 10, allo scopo di riscattare il flop sardo. Se le riesce la riconferma dell’uscente Marsilio, zittirà avversari esterni e interni. Se no, rialzeranno entrambi la voce. La sinistra, persuasa che un futuro campo largo/giusto di segno nazionale è possibile. E la destra antagonista della premier, sollevata dall’idea d’essere sempre più marginale e ininfluente.

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Massimo Lodi

Sono giudicate così importanti, queste elezioni, che (1) mezzo governo ha sfilato in Abruzzo, promettendo la palingenesi dove i disastri a proposito di sanità e infrastrutture fan temere un voto di protesta. E che (2) Schlein, Conte, Renzi, Calenda, Bonino eccetera han dismesso per una volta polemiche/litigi e provano a far fronte unico, senz’incaponirsi su differenziazioni irritanti all’occhio degli elettori. Il verdetto della Sardegna ha suggerito pragmatismo: affiancare Alessandra Todde al candidato presidente D’Amico. Donna del fare, lontana dagli arzigogoli romani, esplicita su alcuni fondamentali punti del pensiero progressista/riformatore, in un amen è diventata l’icona cui riferirsi in alternativa alla premier. Più lei della Schlein.

Meloni mira a garantirsi una navigazione tranquilla verso le europee, quando -grazie al sistema proporzionale- ci sarà la conta decisiva per la seconda parte della legislatura. Nelle more, le consultazioni in Basilicata, Piemonte e molti comuni: ma se affrontate avendo ritrovato saldezza di coalizione, qualunque successivo risultato non condizionerebbe l’esecutivo. Viceversa, l’eventuale rovescio di domani innescherebbe nervosismi pericolosi, da sommarsi a quelli quotidiani provocati da Salvini. Curioso capire come andrà Forza Italia: dato in sicuro declino, Tajani sembra invece in odore di sorpasso sul Capitano. Se succedesse, non mancherebbero rimbalzi imprevedibili nella maggioranza.

A sinistra pregano in ciò che sarebbe un miracolo. Non lo s’immaginava neppure lontanamente sino ad alcune settimane fa, ora è possibile. Con quali esiti? Uno solo, semplice/importante: l’alleanza, un’ampia e non litigiosa alleanza, dell’universo contrario al nazional-sovranismo ha chance competitive. Ma, oltre che sui candidati, bisognerà trovare un’intesa futura sulle questioni di fondo: strategia internazionale, politica economica, provvedimenti sociali eccetera. Temi sui quali le divisioni sono croniche, basti pensare alle ricorrenti sortite di Conte, temibile fuoco amico di Schlein. Infine, e a proposito della segretaria: vincere in Abruzzo darebbe tregua prolungata al soffocato ribollire della contestazione dentro i Dem. Mica poco, una disarmocromia che tinteggiasse d’un unico colore il più forte partito d’opposizione.

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