Elezioni, Lega in caduta libera: serpeggia il malcontento. Ora in trincea a Cassano

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VARESE – Il 9,74% conquistato a Cassano Magnago, città-simbolo della Lega – sette punti in meno rispetto a cinque anni fa, e meno dei voti degli alleati di Forza Italia – è il segnale di un declino che, dai sondaggi, si sta spostando dritto nelle urne. In una tornata elettorale che ha visto in molte realtà il temuto sorpasso di Fratelli d’Italia (anche in Lombardia, da Como ad Abbiategrasso fino a Monza) e lo “spadone” dell’Alberto da Giussano ammainato in capoluoghi come Lodi e a Como, dove il Carroccio esprimeva il sindaco.

Il declino

C’è chi chiede di abbandonare il governo Draghi e chi, senza dirlo forte, vorrebbe piuttosto sbarazzarsi del segretario federale Matteo Salvini, sempre più ingombrante con le sue gaffes. La Lega riflette su una tornata elettorale da catalogare, come già quella dello scorso autunno, sotto la voce “ridimensionamento”. Anche in provincia di Varese, dove solo otto mesi fa falliva miseramente la “reconquista” del capoluogo ma anche il mantenimento del ruolo di primo partito del centrodestra a Busto Arsizio (e del sindaco a Legnano), pur confermandosi a Gallarate. Con risultati, già allora in calo, ma decisamente meno preoccupanti rispetto a quello di Cassano Magnago, con le liste del Carroccio che nei grandi centri oscillavano tra il 14,7% e il 16,9%.

Nel Varesotto

A questo giro l’unica vittoria del centrodestra in provincia di Varese, quella di Ferno con Sarah Foti, è “targata” Fratelli d’Italia, mentre a Cassano Magnago, se anche la Lega dovesse farcela al ballottaggio con Osvaldo Coghi, il sindaco sarà di Forza Italia. E proprio a Cassano, unica città con il voto su due turni in cui ciascuna forza politica ha presentato la sua lista, il Carroccio soccombe nel “derby” interno alla coalizione, ottenendo appena il 9,74% nella città del suo fondatore Umberto Bossi, contro il 10,56% di una Forza Italia che con l’addio del commissario uscente Nicola Poliseno aveva perso una “fetta” importante del partito. Ma superando Fratelli d’Italia, ferma al 7,01% e in gran parte “fagocitata” dalla lista del sindaco (o dei sindaci, l’uscente e il candidato, Poliseno e Ottaviani).

Parola d’ordine: smorzare i malumori

«Non mi interessa chi è sopra e chi sotto – ammette il segretario provinciale della Lega Stefano Gualandris – il risultato è che a Cassano Magnago arriviamo al ballottaggio. Io ragiono sempre sulla squadra, se altri ragionano sulle sfide personali è un altro discorso. Quando sono entrato in Lega io, il primo partito era Forza Italia. Non l’ho mai vissuto come un problema». Per il senatore Stefano Candiani invece «i temi legati alla sicurezza e all’immigrazione», su cui la Lega in passato dettava l’agenda, «sono finiti in secondo piano rispetto alle priorità della gente». Ma al netto delle smentite di rito, o dei diversivi – Salvini che convoca un summit in via Bellerio il giorno degli scrutini per parlare di pace fiscale e carovita (e Giorgetti che diserta, stavolta non per i coregoni ma per “motivi di salute”) – la preoccupazione in casa leghista è evidente, a un anno dalle politiche. E anche la confusione su come reagire.

Ribollono chat e social

Fibrillazioni che fanno ribollire le chat, ma che travolgono anche la base, e che esplodono sui social, già grancassa del malcontento ai tempi delle “scope”. Ci sono militanti storici come Max Ferrari che chiedono di «uscire da questo governo» per tornare in opposizione e «salvare la dignità». E ci sono illustri ex come Alessandro Vedani che parlano di «devastazione di un movimento politico che avrebbe potuto cambiare profondamente questo paese» quando legge un articolo dell’Huffington Post che sostiene che “Salvini può sperare solo su Catanzaro“. Echi di una Lega d’altri tempi che a volte ritornano. Quelli in cui Cassano Magnago era “Betlemme” e roccaforte. E che oggi diventa la nuova trincea. Per non crollare.

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