Elly Schlein, l’armocromista e la tuta blu di Cipputi

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Il Cipputi di Altan

Il Cipputi di Altan, il metalmeccanico delle famose vignette, è su altre sponde elettorali da tempo, quelle della Lega e, addirittura, di Fratelli d’Italia. A sentir parlare dell’armocromista della Schlein, appena scopre che l’armocromista è l’esperto dei colori che suggerisce come vestirsi alla segretaria del Partito democratico, strabuzza gli occhi e, se potesse, si rimangerebbe un passato di adesione alla “ditta”. Di che cosa stiamo parlando, di una cosa di sinistra? Ma per favore. Siamo nel campo dell’inverosimile per chiunque, a cominciare dalla stragrande maggioranza degli italiani, che vive, meglio, sopravvive, con salari da fame e sente che colei che dovrebbe rappresentare la gente cosiddetta comune, spende fino a 300 euro all’ora per la consulenza di tale, misterioso, forse inutile, professionista; la maggioranza degli italiani che si sorprende, s’indigna, manda al diavolo (eufemismo) decenni di lotte contro i “padroni”, di fiducia nel partito e nei suoi derivati che, a chiacchiere, avrebbero dovuto cambiare in meglio la società, eliminando le disuguaglianze.

E invece, guarda un po’, c’è chi si preoccupa di armonizzare gli abiti che indossa all’incarnato del viso. Non è nemmeno la prima volta che, a sinistra, irridono Cipputi. D’Alema solcava i mari con una costosa barca a vela, Bertinotti vestiva maglioni di cachemire, Veltroni camicie Brooks Brothers, Bersani acquistava regali da Vuitton, insomma, mica pizza e fichi. Tutta roba “radical chic”, da “sinistra col caviale”, “comunisti col Rolex”. Altro che le istanze del popolo. Eppure, Elly Schlein è stata imposta proprio dal voto popolare, con l’obiettivo di cambiare passo a sinistra, per recuperare il legame con un certo passato, per accorciare il distacco tra il traccheggio del Pd di Enrico Letta e la base.

Difficile che ciò accada subito, dopo l’intervista concessa a Vogue, dalle cui pagine patinate, non proprio consone alla classe operaia, la Schlein racconta del suo “personal shopper”. Delusione per coloro che si attendevano dichiarazioni, appelli, commenti politici, linee economiche, ricette occupazionali, interventi sulla guerra, giudizi sul governo, sul Pnrr e su tutto quanto dovrebbe comporre il bagaglio culturale e operativo di una segretaria di un vero partito di sinistra. Perlomeno, di sinistra per definizione. Elly aveva già fatto capire di avere imparato a galleggiare una settimana fa, durante la sua prima conferenza stampa: “Circonlocuzioni e arabeschi” ha scritto qualcuno, sottolineando come la segretaria dem sia “maestra delle parole per non farsi incastrare”. Benvenuta nel mondo della politica politicante. E dell’effimero.

A proposito, tra un paio di giorni è il Primo Maggio, festa del Lavoro. Qual è la mise consigliata per l’occasione? Una volta era la tuta blu del Cipputi della catena di montaggio. Oggi andrà bene un pullover girocollo di Missoni, sgargiante ma al punto giusto, ricco di colori, come piacerebbe all’armocromista della signorina Elly? Così, per non sfigurare.

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