Emanuele, avanti Savoia!

busto antonelli savoia
I due Emanuele, il sindaco e il principe, alla festa milanese per i 60 anni del Gruppo Savoia

“Crediamo che questo sia il tempo delle donne”. Ipse dixit Giorgia Meloni alla convention milanese del suo partito, Fratelli d’Italia. E, mentre fonda il “partito dei conservatori”, che va a contrapporsi al leghista “Prima l’Italia”, è lei la donna sotto i riflettori; è lei che, più o meno esplicitamente, si candida alla guida del centrodestra e, attenzione, a premier di un futuro governo. Una nuova visibilità, la sua, sostenuta da un’azione politica che, dall’opposizione, le permette di primeggiare nei sondaggi, e non solo, sugli alleati della Lega e di Forza Italia. I quali, barcamenandosi tra idee di fusione in Sicilia e di federazioni nel resto del Paese, provano a sbarrarle la strada.

Il tempo delle donne, appunto. Non in provincia di Varese, dove a prendersi la scena è un uomo, un sindaco nonché presidente di Villa Recalcati, Emanuele Antonelli, che certe inchieste giornalistiche lo lanciano, a meno che non lo brucino, quale principale aspirante locale al laticlavio. Insomma, il suo attuale attivismo avrebbe un obiettivo: la candidatura per il Parlamento. Possibile? Mai dire mai rispetto a un politico che si dichiarò antipolitico per poi iscriversi, guarda caso, al partito della Meloni. Sotto le cui insegne governa Busto Arsizio e il Varesotto, sostenuto da coloro, sempre Lega e Forza Italia, che lo avrebbero volentieri messo nel dimenticatoio, ma non ne hanno avuto il coraggio. Un po’ per garantirsi gli strapuntini amministrativi a loro riservati, un po’ per ignavia politica, cioè per mancanza di attributi. Risultato: nonostante avesse promesso che non si sarebbe mai più presentato alla elezioni, Antonelli comanda e, comandando, divide et impera. E spariglia.

Il 25 Aprile legge un discorso che echeggia sintonie a sinistra, magnificando la lotta di Liberazione. Vero che la sua segretaria nazionale, alla commemorazione di Sergio Ramelli, esponente del Fronte della Gioventù assassinato da militanti comunisti, dichiari che il saluto romano “è oggi un gesto antistorico”, ma non tutti a destra hanno gradito i toni e i contenuti dell’intervento bustese di Antonelli. Che venerdì sera si affaccia all’adunata milanese dei Fratelli, si fa fotografare col segretario di Busto, Massimiliano Nardi (le foto arrivano – casualmente – alle redazioni dei giornali), e subito dopo lo si ritrova “attavolato” alla festa monarchica del Gruppo Savoia, accanto al principe Emanuele Filiberto, sua vecchia conoscenza per essere stato il padrino al battesimo di piazza Vittoria Emanuele, la piazza più sfigata della storia di Busto, mai finita, in costante bisogno di rattoppi.

Dinamismo che lo proietta anch’egli sotto i riflettori. Con prospettive diverse, molto al ribasso, rispetto a quelle di Giorgia Meloni, ma comunque con l’atteggiamento di chi è sicuro di sé, se ne infischia (“Me ne frego”) delle convenzioni, delle opportunità e delle critiche. Al punto, quasi con disprezzo, da invitare al pensionamento gli avversari che gli rigirano il coltello nella piaga e, in sfregio al politicamente corretto (e alla storia), passa con disinvoltura dal convegno di un solido e convinto partito dell’Italia repubblicana al banchetto di chi vorrebbe restaurare la monarchia. Avanti così. Anzi, avanti Savoia!

busto antonelli savoia – MALPENSA24