“Essere umani”: Gallarate celebra il giorno della Memoria e del Ricordo con il teatro

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GALLARATE – In occasione della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo, l’amministrazione comunale di Gallarate guidata dal sindaco Andrea Cassani ha deciso di proporre un’appuntamento di riflessione su temi comuni, espressione delle radici dell’essenza umana. Questo lo spirito di “Essere umani”, evento di letture che siano testimonianze vive e poliedriche di umanità, storia, radici, con uno sguardo alle narrazioni del presente, dato anche dalle voci dei giovani studenti coinvolti. L’evento, in programma per il 5 febbraio alle 21, è promosso dall’assessore alla Cultura, Massimo Palazzi, e dall’attrice Giulia Provasoli. In collaborazione con Paolo Bersi, Alessia Bertagnolo, Giulia Bertagnolo e Beatrice Guida. Sarà in diretta Zoom (Id riunione: 893 0472 3985), con un limite di 100 partecipanti, mentre la registrazione sarà disponibile sui canali istituzionali e social.

Memoria e Ricordo: «Un diritto»

Per Palazzi «la Memoria e il Ricordo non sono solo un nostro dovere, un adempimento obbligatorio-istituzionale che siamo costretti a commemorare, ma sono un nostro diritto vero e proprio. Perché il diritto di ricordare fa parte della nostra crescita umana e caratterizza la formazione di ognuno di noi». Prosegue: «Per conservare questo diritto siamo costretti a lottare contro il nemico più subdolo: l’oblio, la dimenticanza, la mancanza di conoscenza che porta a ritenere che qualcosa non sia mai esistito, semplicemente perché non lo conosciamo. E’ quindi una battaglia culturale, molto più difficile di quella contro un nemico fisico, che può essere affrontata solo se ci si libera dai pregiudizi, dai preconcetti e dalla faziosità».

«La ricerca di un’umanità ampia, profonda»

L’idea di affidare al teatro la caratterizzazione di questo approfondimento e di riunire in un’unica serata temi comuni a entrambe le celebrazioni è riassunta da Provasoli, in termini condivisi con l’assessore, a partire da una citazione di Italo Calvino: «Questo è il lavoro politico: dare un senso». E aggiunge: «Coinvolgere dei giovani cittadini appena maggiorenni, lavorare su testimonianze del nostro passato, le nostre radici di donne e uomini, contestualizzare i fatti, dibattere con loro, scegliere di raccontare, non tacere; promuovere lo sviluppo del senso critico non allo scopo di indottrinare, ma per rendere ciascuno capace di scelte autonome, etiche, consapevoli e sempre volte al bene. Questo è stato il mio lavoro e qui io trovo il Senso». Non solo: «Fare formazione attraverso il teatro è un gesto politico, nel senso più alto: presuppone una scelta, quella di usare il proprio corpo e la propria voce come strumenti attivi di testimonianza; dedizione, studio, immedesimarsi senza giudizio, cercare di capire e restituire al pubblico un’emozione, una domanda, l’inizio di un nuovo percorso. È un gesto di responsabilità civile e, quindi, un gesto d’amore. In questo periodo di così grande solitudine fisica ed emotiva, costretti a incontrarci a distanza, proponiamo un collegamento via Zoom, per dare un senso di vita condivisa, di socialità. Quello che ci muove non è l’intento di appiattire la memoria e i fatti, ma la ricerca di un’umanità ampia, profonda, che possa risuonare in ognuno di noi».

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