Gallarate, Caianiello in carcere da 4 mesi. Ora tocca a Pedroni davanti ai pm

GALLARATE – Quattro mesi di carcere per Nino Caianiello: lo scorso 7 maggio il Mullah veniva arrestato, travolto dall’inchiesta Mensa dei poveri. Rinchiuso nel carcere di Opera l’ex plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese (e non solo) ha resistito per oltre cento giorni.  Ma da lunedì 2 settembre ha iniziato a parlare. E, assistito dall’avvocato Tiberio Massironi, sembrerebbe andare dritto verso il patteggiamento.

Lunedì riprende l’interrogatorio a Caianiello

Caianiello ha parlato per 9 ore al giorno da lunedì a mercoledì svelando, stando a indiscrezioni, nomi e logiche della spartizione dei voti in Lombardia. I pm non hanno mai nascosto di avere a disposizione elementi solidissimi a carico del Mullah, frutto degli interrogatori ai suoi presunti uomini di fiducia che avrebbero circoscritto la geografia del giro di mazzette e potere che secondo gli inquirenti era gestito dal Mullah. Da Caianiello ci si aspettava il salto di qualità: il livello superiore al potere locale, per così dire. E lunedì 9 settembre l’ex Ras di Fi tornerà a parlare con i magistrati. Un interrogatorio infinito che potrebbe andare avanti per altri 10 giorni almeno.

Ora tocca a Pedroni

Sempre settimana prossima potrebbe essere sentito dai pm anche il sommese Marcello Pedroni, ex presidente di Agorà-Liberi e Forti, associazione che a Varese era emanazione della corrente caianielliana in Forza Italia. Pedroni dal 7 maggio è ai domiciliari e non è mai stato ascoltato. Ha fatto ricorso al Riesame vedendoselo rigettare. Caianiello, sino a una settimana fa, ha sempre detto che ogni euro incassato andava versato per il partito attraverso Agorà. Si suppone che possa essere questo il perno dell’interrogatorio di Pedroni, che dell’associazione decapitata dalla “Mensa dei poveri” era il presidente.

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