Un anno dopo Alevtyna lascia Gallarate. «Torno in Ucraina, ma abbiamo paura»

gallarate famiglia ucraina casa

GALLARATE – Darya ha due anni. Praticamente, metà della sua vita l’ha vissuta in Italia e lontana dal papà. Lui in Ucraina: in divisa, armato e mandato al fronte per difendere il suo Paese dai russi. Lei a Gallarate, dove un anno fa ha trovato rifugio insieme alla sorella Olesandra (che va per i 4) e al fratello Oleh, di 11. Appena arrivata era troppo piccola per camminare, al limite si avventurava in qualche gattone. Oggi è vivace, piena di energia e a una domanda in italiano risponde in italiano. Senza pensarci troppo. Ed è così che si ripresenterà a casa. La sua casa, quella vera, a Kiev. «Hanno bisogno del padre», dice mamma Alevtyna. Ecco perché domani, 22 marzo, raccoglierà tutti i suoi averi e tornerà in Ucraina. Oltre la paura, vince la nostalgia: «Non possiamo più aspettare».

gallarate famiglia ucraina casa

Lo shock

Alevytna e i suoi tre bimbi sono stati fra i primi a essere accolti in città. Un anno dopo, sono tornati nell’ufficio del sindaco Andrea Cassani per un ultimo saluto, ringraziare per l’ospitalità e riprendere la strada verso Kiev. Insieme a loro, la sorella Hanna Medvediuk che da 14 anni vive in Italia: è stato il punto di riferimento – un vero e proprio appoggio – per i suoi familiari in fuga dalla guerra. Ora, le due sorelle, insieme, ripercorrono quei giorni nella speranza di poterseli lasciare finalmente alle spalle. E in effetti ci riescono, tradite da un timido sorriso all’idea di rivedere casa. Prima, infatti, «siamo arrivate al punto da non voler più leggere i giornali, abbiamo anche spento il televisore e non usavamo i social: era uno shock per noi. Guardare quelle immagini significava scoppiare a piangere. E noi volevamo tornare a vivere».

gallarate famiglia ucraina casa

Nostalgia di casa. E di un padre

Dopo un anno «non possiamo più aspettare». I contatti col padre (che, per ragioni di sicurezza, non può essere chiamato per nome) ci sono stati. Anche se brevi: qualche parola per assicurare di stare bene e giusto un saluto affettuoso prima di imbracciare di nuovo il fucile. Chissà dove, chissà per quanto tempo. Niente di più. Poi la notizia del suo ritorno dal fronte, seguito dalla chiamata che dieci giorni fa si è risolta nell’acquisto di quattro biglietti solo andata. «Abbiamo paura? Sì, ma Kiev oggi è più tranquilla». Al limite, la pressione arriva dal suono delle sirene, che ogni volta blocca la capitale e tiene le persone col fiato sospeso. Ma c’è un desiderio più forte: «Vogliamo tornare a casa», non ha dubbi Alevtyna. Non che l’Italia non abbia fatto una bella impressione. Tutt’altro. «Sarebbe bello poter restare qua, a Gallarate ci siamo trovati bene. Ma noi continuiamo a pensare alla nostra casa. E i bimbi hanno bisogno del papà».

gallarate famiglia ucraina casa

Oltre paura, oltre la guerra

In tutto sono stati 239 gli Ucraini arrivati a Gallarate, a partire da febbraio. Oggi, nel restano 128. Numeri presentati da Cassani, che nel frattempo si è preso una pausa per accogliere Alevytna, Oleh, Olesandra e Darya. E salutarli. Un messaggio da padre, di fatto: «Sono contento che rivediate il vostro papà e, ovviamente, il marito». Con un compito: «Mandatemi una foto insieme, quando finalmente vi ritroverete». E poi il messaggio da primo cittadino, facendo gli onori di casa e assicurandosi che la città li abbia ben accolti: «Mi auguro che si risolva tutto al meglio». Speranza che si riflette nel sospiro accennato di una madre che si prende cura dei figli, di una sorella che ringrazia la famiglia, di una moglie che vuole riabbracciare il marito. Oltre la paura, oltre la guerra: Alevtyna e i bimbi tornano a casa.

gallarate famiglia ucraina casa – MALPENSA24