Mensa dei poveri, Pd: «Per il sindaco di Gallarate ora i nodi vengono al pettine»

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GALLARATE – Due anni fa l’inchiesta Mensa dei Poveri scoperchiava il sistema corruttivo che a Gallarate aveva il suo epicentro, l’“ambulatorio” di Nino Caianiello, per anni leader incontrastato di Forza Italia in provincia di Varese. «Oggi, a pochi giorni dall’udienza preliminare, ci troviamo nella curiosa situazione in cui il Comune chiede i danni al proprio sindaco, Andrea Cassani, attualmente indagato, per avere cagionato un danno di immagine all’Istituzione che presiede», attacca il segretario cittadino del Partito democratico, Davide Ferrari.

Responsabilità e imbarazzo

Il sindaco è indagato per turbativa d’asta, non per episodi di corruzione per cui i magistrati nell’ordinanza hanno invece sottolineato più volte come sia stato d’ostacolo ai piani illeciti orchestrati da alcuni componenti di Forza Italia in città. Ma secondo Ferrari, «Cassani in questa vicenda ha messo tante volte in imbarazzo la città di Gallarate». Innanzitutto, spiega in una nota stampa, votando i provvedimenti frutto di corruzione, nello specifico la Variante al Pgt portata in consiglio comunale dall’allora assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone (Forza Italia), arrestato a maggio 2019 e rimasto rinchiuso per settimane nel carcere di San Vittore. «L’ha votata senza accorgersi di niente», sottolinea il segretario del Pd. «Noi crediamo sia innocente, ma proprio per questo motivo salta all’occhio la sua inadeguatezza, la sua incapacità di vedere quello che accadeva sotto il suo naso».
Ferrari accusa il sindaco anche di essersi scrollato di dosso ogni responsabilità politica, «confessando che i suoi assessori non sono stati liberamente scelti ma sono stati imposti per via di accordi politici».

La costituzione di parte civile

Alla vigilia dell’apertura del processo, il Partito democratico giudica la costituzione di parte civile del Comune di Gallarate come «un atto dovuto che semplicemente non sarebbe dovuto accadere, perché se avesse davvero rispettato la sua carica Cassani si sarebbe dovuto dimettere da tempo». Conclude Ferrari: «Noi gli auguriamo con tutto il cuore che all’udienza preliminare possa dimostrare la propria estraneità ai fatti: questo toglierà le ombre sulle responsabilità penali, ma quelle sulle responsabilità politiche continueranno a rimanere, irrisolte».

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