Gallarate rende omaggio a don Alberto. Sabato mattina in basilica l’ultimo saluto

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La chiesa di San Paolo allo Sciarè dove è allestita la camera ardente per don Alberto Dell'Orto

GALLARATE – Accade rare volte di trovare un legame così profondo e sincero tra un sacerdote e la sua città. Un rapporto che vada oltre l’aspetto religioso, da coinvolgere credenti e laici in una visione univoca, spirituale, umana e culturale. Don Alberto Dell’Orto, morto giovedì sera nella sua abitazione di via Cattaneo a Sciarè, all’età di 80 anni, è stato capace di tessere una vicinanza straordinaria con Gallarate e i gallaratesi. In tanti anni di militanza giornalistica non ci è mai capitato di ascoltare un solo giudizio negativo su di lui, da nessuno e per nessuna ragione. Basterebbe questa constatazione per definire l’uomo e il prete.

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Don Alberto Dell’Orto

Di lui si è già detto molto, di sicuro non tutto, ma abbastanza per aiutarci a capire la formidabile forza interiore di don Alberto, che gli derivava dalla sua cultura che, come per tutte le persone davvero colte, era accompagnata da una altrettanto grande umiltà. E se nessuno ne ha mai parlato male, egli non ha mai espresso giudizi negativi sul prossimo. Tanto meno su chi ostentava fastidio per gli uomini di fede. Un atteggiamento, il suo, che gli è valsa la simpatia della collettività, senza alcuna distinzione.

Ha fatto tanto per Gallarate, più di qualunque altro, molto più di certi politici che esibiscono meriti che non hanno. Un’attività intensa e unica sul versante culturale, non c’è dubbio: il teatro, i cineforum, i convegni, le conferenze e tutto quanto è concorso a dare sostanza alla sua vita pubblica. Una attività importante sul fronte educativo, coi ragazzi del Centro della gioventù. Infine, una attività solidaristica a favore dei meno fortunati, dei bisognosi, delle persone in difficoltà, una difficoltà non esclusivamente economica. Opera silenziosa, come conviene a un uomo di fede. A un sacerdote, appunto. Ma forse, per il sistema ecclesiastico, non proprio un sacerdote comodo, con quel suo essere avanti, con le amicizie con attori, registi e artisti lontani dagli apparati della Chiesa. Con quel suo slancio culturale che lo portava ad aperture verso personaggi in conflitto con la religione. Troppo oltre per essere capito da tutti i suoi superiori.

Discorso scivoloso, non c’è dubbio. Detto questo rimane l’aurea di uomo buono, che alla sua disponibilità, alla compassione, all’impegno nel sociale faceva brillare una fede sincera, mai ostentata, sempre rispettata. Un esempio per tutti, non c’è dubbio. Che oggi, già a poche ore dalla sua uscita di scena terrena, meriterebbe un riconoscimento civico, come conviene a coloro che hanno operato fino all’ultimo per il bene della comunità. Dalla scontata intitolazione del Teatro delle Arti al nome di don Alberto Dell’Orto (se così non fosse sarebbe davvero un’imperdonabile omissione) al riconoscimento che gli deve la componente amministrativa di Palazzo Borghi, sotto qualunque forma, ma con l’intento di essere riconoscenti a un gallaratese che ci ha insegnato come la vita non vada sprecata e, nel caso, messa a disposizione degli altri.

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I funerali di don Alberto saranno celebrati domani, sabato 22, alle 11,15 nella basilica di Santa Maria Assunta. Oggi alle 18, ci sarà una messa nella chiesa di San Paolo a Sciarè dove, alle 21, è in programma la recita del Rosario. La camera ardente è allestita da questa mattina, venerdì 21, nella stessa chiesa del rione.

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