Gallarate ritira la Variante al Pgt. «Buttati al vento 280mila euro»

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GALLARATE – Lo aveva detto il sindaco Andrea Cassani un minuto dopo l’arresto dell’ex assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone, lo chiedeva a gran voce l’opposizione dal giorno in cui è scoppiata la nuova Tangentopoli gallaratese. All’unanimità dunque – con l’unica eccezione dei ferrazziani che hanno abbandonato l’aula in segno di protesta con la maggioranza – il consiglio comunale ha ritirato la Variante al Pgt adottata soltanto tre mesi fa con il voto convinto di Forza Italia, Lega e Gallarate 9.9. Secondo la magistratura, infatti, il nuovo disegno urbanistico della città era inquinato da diversi accordi corruttivi. Stracciarlo, e ripartire da capo ponendo la legalità come principio cardine delle scelte strategiche di governo del territorio, è parso un passo obbligato. Ma costoso.

Buttati al vento 280mila euro

«Abbiamo buttato nel gabinetto 400mila euro», ha detto ieri 29 maggio Rocco Longobardi (Gallarate 9.9) durante la seduta fiume terminata ben oltre la mezzanotte. Secondo i calcoli del Pd, invece, la cifra esatta è pari a 280mila euro, quanto sono costati i professionisti estensori e tutti i risvolti tecnici della Variante Petrone. Soldi buttati secondo i dem già prima di inziare l’iter («Il programma elettorale del centrodestra non prevedeva una Variante, la Lega se l’è fatta imporre da Forza Italia», ha attaccato il capogruppo Giovanni Pignataro) e a maggior ragione ora che lo sforzo è stato vanificato dal ritiro dopo quanto emerso dalla magistratura. Eppure, ha ribadito Pignataro, «non serviva l’ispettore Gadget, bastava l’intelligenza di ascoltare le minoranze e i dubbi che avevamo sollevato».

Come facevamo a sapere?

Il sindaco, il capogruppo della Lega Stefano Deligios (Lega) e il presidente della Commissione Urbanistica Corrado Canziani (Lega) hanno comunque voluto ricordare le tante scelte secondo loro positive contenute nella Variante. Era impossibile, hanno ribadito a più riprese, sapere che dietro a certe decisioni che all’apparenza apparivano di buonsenso e condivisibili sotto l’aspetto politico si celavano accordi corruttivi. Lo hanno scoperto gli inquirenti in due anni di indagini con appostamenti, cimici, intercettazioni. Proprio quanto emerso con l’ordinanza, però, rende ora «inevitabile», ha dichiarato Candiani, il ritiro. Sulla stessa linea Delgios: «Sono convinto che cose nella Variante siano valide e di buon senso, come sono convinto che questo Pgt non possa essere adottato».

Chiederemo i danni

Il primo cittadino è consapevole dello sforzo economico reso vano dal ritiro della Variante, ma ha ricordato che è frutto di un danno provocato all’amministrazione comunale. Dunque chiederà conto a chi è coinvolto nell’inchiesta, se le accuse naturalmente verranno confermate, e il Comune si costituirà parte civile. «Nè io né chi mi sosterrà farà sconti a nessuno, per i danni d’immagine e non solo».

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