Gallarate, l’ex assessore Petrone dal carcere: «Non ho mai preso un centesimo»

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GALLARATE – «Non ho mai preso un centesimo da nessuno, dall’ordinanza si evince chiaramente. Mi sono sempre attivato come attuatore di un indirizzo politico, non certo per ragioni personali». A dirlo dal carcere da San Vittore, dove è rinchiuso da ormai una settimana, è l’ex assessore all’Urbanistica di Gallarate Alessandro Petrone (Forza Italia), accusato di aver inserito nella Variante al Pgt elementi frutto di episodi corruttivi. Ma secondo gli inquirenti lui non cercava la mazzetta, si “accontentava” di fare carriera nella pubblica amministrazione, diventare «dirigente apicale all’Aler e a guadagnare duecentomila euro lordi l’anno».

Ero all’oscuro

Nei prossimi giorni Petrone chiederà di essere interrogato dalla procura di Milano per chiarire la propria posizione. «Leggendo le carte mi accorgo di essere stato strumentalizzato per interessi altrui», ha detto al suo avvocato Concetto Galati, così come riferisce proprio il suo legale a La Prealpina. Se le contestazioni a Nino Caianiello dovessero essere vere, io ero all’oscuro di tutto. A riprova della trasparenza del mio operato, ho subito rassegnato le dimissioni da assessore». Petrone ha parlato anche di Leonida Paggiaro, l’immobiliarista che, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe accordato con Caianiello per l’ormai famosa “tangente al quadrato”:  «Io non sapevo nemmeno che faccia avesse».

Non ho mai preso un centesimo

Che Petrone non avesse mai preso un centesimo, così come sostiene dalla sua cella di San Vittore, si evince anche dalle 710 pagine dell’ordinanza di misura cautelare. Essendo lui un dipendente pubblico, secondo la magistratura ambiva a essere ripagato con avanzamenti di carriera, dunque con incarichi più prestigiosi e remunerativi. Emblematico è un passaggio dell’ordinanza: «Significativa, perché permette di apprezzare anche quanto i sodali di Caianiello ripongano in lui aspettative di progressioni in carriera e siano, pertanto, assolutamente proni ad ogni suo volere, la  conversazione nella quale Alessandro Petrone  manifesta la sua volontà di chiedere a Caianiello (che definisce peraltro espressamente con l’appellativo “Capo”) la possibilità di essere nominato a carico di un importante ente pubblico». Ancora più significativa è l’intercettazione di una discussione “all’ambulatorio” – ovvero il bar di via Ferrario dove si trovavano Caianiello e i suoi sodali – tra Petrone e l’architetto Pier Michele Miano, anch’egli in carcere da una settimana.  Petrone manifesta la sua intenzione di chiedere a Caianiello  la possibilità, una volta terminata l’esperienza da assessore all’Urbanistica, di poter ricoprire un incarico diverso, più prestigioso e remunerativo, quale ad esempio quello di direttore di un ospedale o di direttore dell’ente di gestione delle case  popolari Aler «…..io probabilmente a Gallarate dopo questa esperienza, quando..non sò se arriva oggi (si riferisce al fatto che Caianiello non è ancora giunto al bar ndr)….. glielo dirò oggi..dopo questa esperienza credo di aver..cioè non è che..non è che mi ricandido per poi fare l’assessore allo sport, capito?!… …anche perchè devo pensare al mio lavoro… …mi fa piacere fare l’esperienza, però potrei fare di più e di meglio… …invece per questa cosa qui ho incompatibilità cose..te l’ho spiegato forse già, quindi..cioè io potrei andare a fare il direttore dell’ospedale X… …potrei andare a fare il dirigente apicale all’Aler di..e a guadagnare duecentomila euro lordi l’anno……».

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