Scientifico Gallarate, insulti ai docenti: studente sotto accusa. Denunce incrociate

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GALLARATE – “Tu sei un mafioso e nel mio liceo i mafiosi non li voglio”. Questa la frase che uno studente che frequenta la prima ai Licei dei Tigli di Gallarate ha dichiarato di essersi sentito rivolgere da un docente al culmine di quella che l’avvocato Pietro Romano, al quale la famiglia dell’adolescente si è rivolta, definisce “un’aggressione”.

I fatti risalirebbero a lunedì 28 febbraio. Romano ieri, mercoledì 2 marzo, ha inviato una Pec all’istituto dove spiega: “O la dirigenza scolastica entro 24 ore ci garantisce un incontro alla presenza dei genitori dello studente per chiarire l’accaduto oppure partirà una denuncia. Inutile dire che né il ragazzo né i suoi famigliari nulla hanno mai avuto a che vedere con la criminalità organizzata”.

Tutto falso

La replica della dirigente scolastica Nicoletta Danese è tombale: “Viste le affermazioni contenute nella Pec, verificati i fatti, siccome niente di quello asserito corrisponde a verità abbiamo inviato tutto alle competenti autorità per accertamenti e eventuali denunce. Non posso aggiungere altro”.

Sei il figlio di un mafioso

Il ragazzo, che nega in modo fermo, sarebbe stato accusato di essere l’autore di una serie di scritti “poco lusinghieri” nei confronti del corpo docenti partiti dall’indirizzo mail tubo trombato.

Gli insulti di tubo trombato

Il padre dello studente chiede quindi un incontro con la dirigenza scolastica: “Di qui la decisione di avvisare la scuola con la Pec odierna. Credo che a fronte di simili affermazioni da parte di un figlio minore un padre abbia il diritto di avere delle spiegazioni”.

Prelevato dall’aula

Nel documento inviato all’istituto si legge che lo studente “Veniva indebitamente prelevato durante la prima ora di lezione, senza alcuna apparente giustificazione, per essere condotto negli uffici di presidenza dove lo attendevano” due docenti.

Caccia al cellulare

Il ragazzo, continua la Pec, è stato accusato di aver creato l’indirizzo e-mail tubo trombato dal quale erano stati inviati numerosissimi messaggi dal contenuto offensivo nei confronti del corpo docenti alla posta elettronica della scuola. Lo studente ha negato con forza le accuse. “A quel punto il ragazzo veniva trascinato con forza nell’ufficio segreteria e sottoposto a illegittima perquisizione personale nel tentativo di reperire il telefonino dello studente, nel timore che questo potesse registrare”, prosegue il documento redatto dall’avvocato Romano.

Non sono stato io

Il ragazzo sotto shock avrebbe iniziato a piangere dicendo che il cellulare era nello zaino in classe. A quel punto sarebbe stata pronunciata la frase “tu sei un mafioso e nel mio liceo i mafiosi non li voglio” con lo studente rinchiuso in ufficio in isolamento per oltre un’ora. “Alle 11 il minore viene riportato in presidenza dove un docente, con fare sempre più minaccioso, sbattendo i pugni sulla scrivania, posizionandosi a pochi centimetri dal volto del ragazzo, lo accusava nuovamente dei fatti in oggetto, sostenendo di avere le prove della sua colpevolezza, in quanto il liceo aveva assunto una squadra di tecnici informatici che lo avrebbero indicato come il creatore di Tubo Trombato”.

Guerra di denunce

Pur “nella disperazione il minore trova la forza di negare ancora e si offre di consegnare immediatamente non soltanto il cellulare ma anche il suo computer per dimostrare la propria innocenza”, continua la ricostruzione fatta dal legale della famiglia del giovane. Il ragazzo sarebbe rimasto “recluso sino alle 12.30” quando sarebbe stato liberato “sotto minaccia di non fare parola con nessuno dell’accaduto in quanto vi sarebbero state ulteriori indagini nei giorni successivi su altri alunni“.

“La scuola – aggiunge Romano – Avrebbe semplicemente potuto denunciare quanto stava accadendo alle forze di polizia demandando a chi è preposto a farlo l’individuazione del creatore o dei creatori dell’indirizzo di posta elettronica tubo trombato. Ho notizie che il clima di ostilità e terrore nella classe del mio assistito stia preoccupando anche altri genitori”. Il legale conclude: “Se la scuola intende denunciare faremo immediatamente altrettanto denunciando in prima battuta i due docenti. Così come del resto già asserito nel testo della Pec“.

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