Non diffamò Caianiello. L’avvocato Romano: «C’è chi non conosce il pudore»

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GALLARATE – «Male non fare, paura non avere». Secco e abbastanza riassuntivo della situazione è il commento dell’avvocato Pietro Romano (nella foto d’archivio) che ha incassato l’archiviazione della querela per diffamazione presentata un anno prima degli arresti dell’inchiesta Mensa dei poveri, dall’ex Ras di Forza Italia Nino Caianiello e dall’ex assessore all’urbanistica Alessandro Petrone.

Querela archiviata

Martedì 12 gennaio il giudice del Tribunale di Busto Arsizio Giuseppe Limongelli si era riservato. Decidendo poi di accogliere l’istanza di archiviazione chiesta dal sostituto procuratore Rossella Incardona alla quale Caianiello e Petrone si erano però opposti. «Un anno prima degli arresti, un anno prima che Mensa dei poveri esplodesse, io avvisai la politica e la città di Gallarate. Avvertii di monitorare con estrema attenzione il destino che l’area di via Mazzini avrebbe avuto all’interno della variante al Pgt poi puntualmente approvata». Romano pubblicò anche un video in cui, in 3 minuti e 40 secondi, citava anche l’ormai celebre frase «Ci siamo intesi» pronunciata da Petrone in consiglio comunale, parlando di «Tono mafioso» e sottolineando come l’autorità giudiziaria avrebbe dovuto vigilare sull’area di via Mazzini poi finita al centro della tranche gallaratese di Mensa dei poveri.

Accanimento contro di me

«Tutto ciò che ho fatto è stato segnalare fatti che un anno dopo, tangente al quadrato compresa, si sono poi puntualmente concretizzati a suon di ordinanze di custodia cautelare in carcere. Non ho mai abbassato la testa sapendo di essere nel giusto e mai lo farò». Romano parla di «Accanimento nei miei confronti, di volontà di intimidirmi. Peccato che tutto questo non rientri nel mio modo di agire: sono andato sino in fondo e i fatti, oltre a giudici e pm, mi hanno dato ragione». Romano si dice «Indignato che in una delle memorie difensive addirittura si sosteneva che parlando di “tono mafioso” riferito all’affermazione di Petrone io avrei offeso i magistrati vittime della mafia. Io li avrei offesi? – e conclude – A volte credo che il pudore, davanti all’idea di fare determinate affermazioni, dovrebbe esercitare un blocco automatico».

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