«A Gallarate si butta la gente per strada con un atto di crudeltà gratuita»

gallarate sgombero rocco longobardi

Quanta incomprensibile arroganza nella risposta di un assessore (Francesca Caruso, ndr) verso il quale abbiamo spesso espresso apprezzamento, proprio in considerazione della sua sensibilità verso i più deboli e del suo impegno in favore delle vittime di violenza domestica. 

Oggi purtroppo a Gallarate si sceglie di allinearsi alla linea del nostromo: chi non è con me è contro di me. 

Nessun dialogo politico, nessuna risposta concreta, campagna elettorale permanente.

Un’amministrazione che non ha saputo e voluto esprimere una parola di solidarietà nei confronti del sacrestano, vittima di ripetute aggressioni, un’amministrazione pesantemente compromessa da assessori arrestati e PGT manovrati, con un ritorno di immagine pessimo per la nostra città, da mesi citata nelle peggiori pagine di cronaca nazionale: questa amministrazione pretende di ristabilire la legalità con un atto di crudeltà gratuita. 

Altro che “interesse collettivo”: per garantire la sicurezza i problemi vanno risolti, non rinviati e buttati letteralmente per strada. 

Sgomberare un edificio abitato da 7 clochard nulla ha a che fare con la sicurezza, semplicemente si aumentano i problemi sociali, anziché mitigarli e ridurre i danni.

Non accettate moralismi “da chi non ha mosso un dito”? Sono tre anni che governate, cominciate ad assumervi qualche responsabilità, perché molti cittadini non prendono più per buono l’oramai classico “è colpa di chi c’era prima”.

“Non vogliono essere aiutati” non è abbastanza quando si parla di disagio sociale. 

Le persone senza dimora sono coloro che hanno perduto nel corso del tempo i legami sociali significativi, che si trovano in precarie condizioni materiali di esistenza (si, anche quelli che percepiscono una pensioncina o qualche centinaio di euro di reddito di cittadinanza, non abbastanza per pagare un affitto, e soprattutto provate voi a trovare chi affitti un appartamento ad un barbone). 

Rotture biografiche più o meno grandi hanno contraddistinto l’esistenza di queste persone: dalla morte di un figlio alla separazione coniugale, dal vizio del gioco a quello dell’alcool e della droga, da drammi con la giustizia alla perdita del lavoro: la carriera da barbone comincia con l’annullamento dei legami familiari, prosegue con quelli amicali per finire a dormire sotto un cartone e in fila alla mensa dei poveri (quella vera). 

Non si chiede un attico con piscina, ma un dormitorio sì. 

Un posto senza fronzoli o servizi particolari. 

Nelle città civili all’approssimarsi della stagione fredda si approntano ricoveri e piani di emergenza: a Gallarate si butta la gente per strada, questa è l’unica verità. Ah, non usate la scusa della “safety” (sicurezza), i fornelletti a gas sono gli stessi di tre anni fa, ora semplicemente li accenderanno in un altro luogo. 

P.S. Ma l’attuale assessore ai Servizi Sociali in che posizione si pone rispetto a questa vicenda?

#notinmynamegallarate

Rocco Longobardi
(capogruppo de La nostra Gallarate 9.9)

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