Giorgia e la “card” presidenzialista

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Giorgia Meloni riceve i complimenti di Joe Biden

di Massimo Lodi

L’ultimo sondaggio Ipsos racconta d’una Meloni migliore del suo governo. Lo si capiva anche senza l’aiuto dei numeri. Ora i numeri confermano. Lei al 52 per cento, l’équipe di Chigi al 49. Lei lievemente under top (sotto il tetto-record), l’équipe di Chigi al bassofondo storico. Lei gradita all’elettorato non estremo, l’équipe di Chigi sempre di meno. Usate le pinze indispensabili quando si maneggiano questi risultati, spunta l’idea d’un presidenzialismo de facto. Virtuale e materiale insieme, pur nel sistema costituzionale che lo esclude.

È il risultato di meriti della premier e demeriti dei partner. L’una sbaglia raramente, poi si corregge (tipo sulla questione fiscale). Gli altri sbagliano spesso e non si correggono mai (tipo sulla questione fiscale medesima e sulla giustizia). Gl’italiani apprezzano il realismo, non le chiacchiere. Realismo per esempio nella politica estera, fresco di riconoscimento da parte di Biden (l’amica Giorgia). Realismo nella questione immigratoria (tirandovi più dentro l’Europa). Realismo nella riforma della giustizia (promemoria al ministro Nordio: le correzioni complesse impongono un generale quadro d’intesa).

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Massimo Lodi

Non che la Meloni sia un fenomeno. Ma gioca in assenza d’alternativi fenomeni. Introvabili in Forza Italia, dopo la scomparsa di Berlusconi. Introvabili nella Lega, dove risulta penalizzante il lottagovernismo di Salvini, come gli spiega/rispiega il sodale partitico e ministro dell’Economia Giorgetti. Dunque, riepilogando: il centrodestra di partenza (settembre ’22) è ormai un destracentro in corso d’opera (luglio ’23), però con tendenza a farsi area di riferimento dei conservatori. Al punto che le elezioni spagnole, fauste per il Partito popolare e infauste per i sovra-ultrà di Vox, hanno avuto un rimbalzo positivo anziché negativo su Fratelli d’Italia: quasi che da noi il sostegno della Meloni agl’iberici d’antico feeling sia stato percepito come gesto d’obbligata lealtà, non di convinta adesione.

L’uso di quest’atipica/immaginifica card presidenzialista potrebbe indurre la premier a un rimpasto autunnale della squadra di cui è guida. Cominciando dalla ministra del Turismo, per proseguire il viaggio nei territori di Cultura, Istruzione e ulteriori zone spesso oggetto di maltempo politico. Glielo permette l’inconsistenza d’un fronte delle opposizioni solo teorico. Ciascuno va lungo la sua strada, il Pd a rilento su carrozze separate, i Cinquestelle senz’aumentare la velocità della propria, la sinistra di margine crescendo, ma in avanzata solitaria, il litigioso tandem Calenda-Renzi ormai privo d’una identità dal profilo netto.

Ipsos documenta la richiesta degl’italiani d’un valore “ààà”: stabilità, responsabilità, credibilità. Di solito essi testimoniano umore mutevole, ma -dati i tempi/i disagi- li unisce la voglia d’un navigare secondo la rotta del buonsenso. Quella disegnata dalla presidente del Consiglio quando porta a casa la terza rata del Pnrr, agisce sul fronte estero con manovriero pragmatismo, lascia intendere al ritorno dall’America d’essere pronta al New Work tricolore: il Nuovo Lavoro di scomposizione e ricomposizione dell’esecutivo (degli spicchi d’una Grande Mela: la Melona?) di cui fra un amen- tre mesi circa: 22 ottobre- ricorre il primo anno di vita. Data ideale per effettuare l’opportuno tagliando.

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