Giorgia, l’underdog che tenta l’impresa più grande

giorgia meloni fiducia
Il discorso programmatico di Giorgia Meloni alla Camera dei deputati

di Massimo Lodi

Io che sono underdog. Io che ero nata perdente. Io che subivo lo stigma della sfavorita. Io che non ce l’avrei mai fatta. Ecco, eccomi, eccovi la notizia: io sono riuscita. Come me possono riuscirci altri. Molti altri. E allora siate folli, siate affamati, siate liberi. Qualcosa di buono prima o poi vi succederà.

Un messaggio di destra, non di destra? Sicuramente un messaggio filato dritto al cuore degl’italiani. Di tutti gl’italiani. Perché nessuno che non fidi nel pregiudizio ideologico può sottrarsi all’empatia verso la svolta-chiave del discorso tenuto da Giorgia Meloni alla Camera. Una che s’è costruita da sola, senza cercare favori, sfangandosela tra disagi e diffidenze, superando ostacoli giganteschi. Lei sì, una sorta d’avvocato del popolo, altrimenti detto nazione. Nel senso di voce in difesa delle falangi che non ce l’hanno in capitolo. In qualunque capitolo. Silenziati in famiglia, scuola, lavoro, eccetera. Figuriamoci in politica.

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Massimo Lodi

Meloni uguale voglia di riscatto, non altra è la sostanza mediatica dell’intervento a Montecitorio. Una comunicazione semplice e forte, il resto conta attorno allo zero, almeno per ora. Le cose che si faranno, e come, e con chi, e quando. L’importante era rassicurare sull’uso del buonsenso, sull’ancoraggio a tradizioni/valori storicamente condivisi, sul ripudio del peggio (leggi fascismo) toccato in sorte al Paese, sulla voglia di proseguire nel buono fin qui realizzato e nel correggere il meno buono. Continuità e progresso, nel segno d’una personalità di netto profilo.

Parole vuote, le rimprovera l’opposizione. Retorica di maniera. Assenza d’un progetto globale/reale. Forse, magari, chissà. Però quel che alla neo-premier si chiedeva era una dimostrazione di leadership. Ed è venuta. Se destinata a durare nel tempo, nessuno è in grado di pronosticarlo. Dipenderà da una serie di fattori: dalla sua qualità, dal comportarsi degli alleati, dalla sintonia con il bouquet dei poteri vari ed economico-sociali innanzitutto, dal rapporto con le minoranze. Infine, anzi: principalmente, dall’evolversi della situazione internazionale, sulla quale l’Italia avrà un’influenza, ma relativa.

E dunque l’augurio è che l’underdog la spunti una volta ancora.  Che la sua determinazione scolorisca i contorni di parte, e diventi un sentimento/arcobaleno diffuso. Che allo spirito unitario, di cui l’ospite di Palazzo Chigi avrà bisogno su questioni cruciali, non sia di velo l’appartenenza alle botteghe partitiche. Che il match di legislatura giri a favore della squadra non indicata come la migliore sulla carta, ma verso la quale non si gufa per un pessimo risultato. Ne è persuaso tutto lo stadio, di cui affolliamo curiosi/impazienti le gradinate, nell’attesa d’applaudire o di fischiare.

giorgia meloni fiducia – MALPENSA24