Grassi (Univa): «La ripresa parte da Malpensa, snodo per il cargo mondiale»

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MILANO – «Sostenere Malpensa vuol dire fare politica industriale per il Paese». Roberto Grassi, presidente Univa, ha aperto questa mattina 27 giugno l’evento “La ripresa parte da Malpensa: il cargo aereo, supporto strategico per le industrie e la logistica” organizzato all’interno delle sede di Assolombarda in via Pantano a Milano. 

La crescita del cargo

In controtendenza con la crisi mondiale generata dalla pandemia, il cargo è cresciuto: nel 2021 l’aeroporto di Malpensa ha registrato una crescita del settore del 45 per cento sul 2020, e del 36 per cento sul 2019. Questa improvvisa crescita ha portato l’aeroporto ad accogliere circa il 70% della merce in transito negli aeroporti italiani, superando le 740.000 tonnellate, valore previsto nelle stime del Masterplan fra il 2024 e il 2025.

Lo sviluppo del Masterplan 

I relatori del convegno hanno sottolineato l’importanza di non frenare lo sviluppo di Malpensa e consentire l’ampliamento della Cargo city previsto nel Masterplan. Con l’attuazione del Piano industriale viene stimato al 2030 un valore cumulato di 10,2 miliardi di euro e un aumento dell’occupazione pari a 5mila unità.

Il discorso di Grassi 

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Di seguito l’intervento integrale di Roberto Grassi, presidente Univa:

Autorità, cari colleghi, gentili ospiti, 

in questo mio breve intervento vorrei condividere i motivi che ci hanno spinto insieme ad Assolombarda a organizzare questo importante evento di riflessione comune su un asset economico-sociale per tutto il Paese. 

Oggi, non siamo qui a parlare semplicemente del futuro di un’infrastruttura che dà lavoro a 40mila persone e crea un valore aggiunto di 10 miliardi di euro l’anno. 

Con questi numeri Malpensa è il primo polo produttivo (lasciatemi usare questo termine) della Lombardia.

Basterebbe questa fotografia per dare importanza al dibattito di quest’oggi. Ma la posta in gioco, in realtà, è ancora più alta.

Quando si parla delle prospettive e dei piani di crescita di Malpensa si parla delle politiche di sviluppo di tutto il Nord Italia e, dunque, della locomotiva del nostro intero Paese.

È questa la reale dimensione della partita che si gioca intorno all’aeroporto e che spesso sfugge ai decisori politici che devono fare scelte strategiche riguardanti Malpensa.

Non vogliamo parlare di un tassello, ma dell’intero puzzle della logistica italiana.

L’industria del nostro Paese, soprattutto del Nord Italia, della Lombardia e di Varese vivono di export. 

Per presidiare i mercati servono porte sul mondo e Malpensa è il nostro principale trampolino di lancio verso quei Paesi oggi a maggior tasso di crescita.

Stati Uniti, Brasile, Medio ed Estremo Oriente. Per alcuni comparti, persino l’Australia. Aree che dobbiamo presidiare coi nostri prodotti anche grazie all’area cargo di Malpensa.

È qui che viene gestito il 70% del traffico merci aereo da e per l’Italia. Ma la strozzatura è vicina e non ce lo possiamo permettere. Soprattutto in questa fase nella quale le imprese stanno affrontando la sfida del riposizionamento nelle catene globali del valore e nella riorganizzazione delle filiere produttive internazionali.

Rischieremmo di frenare quella crescita della propensione all’export delle nostre aziende che in diverse fasi difficili ha fatto da àncora di salvezza economica e sociale per tutto il Paese.

È questo un dato che non dovremmo sottovalutare. In tema di trasporti e logistica spesso, però, la politica italiana fa fatica a dotarsi delle giuste chiavi di lettura della modernità. Paghiamo su questo, così come su altri temi, lo scotto della riconcorsa di un consenso fine a se stesso. 

Ne è prova il fatto che in questi decenni il dibattito sul trasporto aereo nel Paese si sia sviluppato intorno alla sola Alitalia. Con scelte sbagliate e spreco enorme di risorse pubbliche finite in un pozzo senza fine di un’azienda che, da tempo, non era più né strategica, né salvabile.

A pagare le conseguenze di questa mancanza di visione è stata in questi anni soprattutto Malpensa che invece ha continuato nel tempo, nonostante mille difficoltà e bastoni tra le ruote, a creare valore per le imprese e per tutta la comunità. 

È arrivato il momento della svolta e delle decisioni.

Le non scelte non pagano mai. Lo abbiamo visto anche in altri campi, ad esempio sull’energia. Guardiamo alla perdita di competitività che il nostro sistema-Paese sta subendo oggi a causa della mancanza, negli scorsi anni, di una politica energetica degna di questo nome. 

Se oggi non facciamo una scelta a favore di Malpensa, domani non dovremo stupirci di essere un Paese ai margini delle traiettorie internazionali di sviluppo.

Chiediamo, quindi, al sistema politico-istituzionale di supportare il Masterplan di Malpensa e, soprattutto, l’allargamento e la crescita delle attività dell’Area Cargo, così fondamentale per il futuro della nostra manifattura.

Sostenere Malpensa vuol dire fare politica industriale per il Paese. 

E, come ogni politica industriale moderna, anche quella a sostegno di Malpensa deve essere condivisa e essere improntata alla sostenibilità.

Per questo, come Univa, ci siamo fatti parte attiva per impostare un dialogo allargato tra amministrazioni locali – in primis i Comuni del CUV – Regione Lombardia, Sea, parti sociali e mondo economico.

Plaudiamo all’ottimo accordo raggiunto recentemente in Regione, merito dell’impegno di tutti. Un’intesa che ora permetterà al Masterplan di Malpensa, con il relativo ampliamento dell’Area Cargo, di arrivare sul tavolo del Governo con un consenso largo costruito sul territorio. 

È la prova che sviluppo economico, equilibrio ambientale, tutela sociale possono rientrare in un’unica visione di sviluppo. 

Anzi, proprio grazie alla nascita di nuovi sistemi di volo, alla costruzione di una nuova generazione di velivoli e all’implementazione della Urban Air Mobility, Malpensa può rappresentare un driver fondamentale per la transizione ecologica sul fronte della mobilità aerea del futuro.

Grassi univa malpensa cargo – MALPENSA24