“I sepolcri dimenticati”: a Villa Mirabello le necropoli di Malgesso e Oltrona

museo villa mirabello

VARESE – Riscattare dall’oscurità e dall’oblio una serie di necropoli trascurate, ma in realtà nient’affatto trascurabili, è quanto ha fatto Gabriella Tassinari nel volume “I sepolcreti dimenticati: le necropoli romane di Malgesso e di Oltrona al Lago (Varese)” che sarà presentato il 5 maggio alle 18.00 presso la Sala Risorgimento di Villa Mirabello, che ha aggiunto un tassello essenziale per ricostruire la storia del territorio varesino. Si tratta di un potenziale ingente, che ha lasciato tracce consistenti ma fino ad ora ignorate. Il volume fa parte delle “Monografie della Società Storica Varesina” ed è stato pubblicato grazie alla collaborazione di diversi enti.

La Società storica Varesina

Saranno presenti l’autrice Gabriella Tassinari, il professor Giuseppe Armocida della Società Storica Varesina, la Dottoressa Isabella Nobile, già conservatore Museo Archeologico di Como, e la Dottoressa Fulvia Butti della Società Archeologica Comense, la Dottoressa Elena Poletti del museo Civico Archeologico di Mergozzo.

L’Assessore alla Cultura Enzo Rosario Laforgia sottolinea: “Il volume di Gabriella Tassinari costituisce un grande arricchimento per la conoscenza del territorio varesino nell’antichità e questo importante risultato è stato raggiunto anche attraverso lo studio della documentazione conservata nell’Archivio Topografico del Museo Archeologico di Villa Mirabello e dei reperti conservati nel deposito dello stesso museo. Questi materiali vengono per la prima volta messi a disposizione degli studiosi e del pubblico all’interno di un rigoroso studio scientifico”.

Collaborazione tra enti

E aggiunge: “La collaborazione tra Comune di Varese, Società Storica Varesina e Associazione Culturale “SARISC”, che ha portato alla pubblicazione del volume di Gabriella Tassinari dedicato alle necropoli romane del territorio varesino, rappresenta un virtuoso esempio di collaborazione tra enti diversi ma uniti dall’amore per il loro territorio e per la ricchezza della sua storia, una storia importante che merita di essere studiata, valorizzata e resa accessibile ai cittadini, perché questo è il fine ultimo di ogni ricerca”.

La necropoli di Malgesso e Oltrona

Intraprendere la ricostruzione di una necropoli scavata nell’Ottocento è impresa tutt’altro che facile: le modalità di esecuzione degli scavi e la selezione dei reperti hanno provocato la perdita di una serie di informazioni indispensabili, da qui la scarsità dei dati disponibili. Tuttavia i risultati ottenuti da questa problematica e complicata operazione di “recupero” sono estremamente interessanti.

Le necropoli di Malgesso e Oltrona al Lago si inseriscono in un territorio disseminato di ritrovamenti archeologici, purtroppo testimoniati da pochi e vecchi dati, che comunque vengono tutti esaminati nel volume per poter trarre da essi ogni sia pur minima informazione.

La ricostruzione delle realtà di Malgesso e Oltrona al Lago conferma pienamente la profonda unità archeologica del cosiddetto “comprensorio del Ticino”, nel cui ambito esse si collocano. Degne di nota per più aspetti sono la cisterna di Malgesso e la fornace romana di Besozzo.

Grazie ad uno scandaglio minuzioso tra centinaia di oggetti, è stato possibile recuperare i reperti di queste due necropoli conservati nel Museo Archeologico di Villa Mirabello, nel Civico Museo Archeologico “Paolo Giovio” di Como, nel Museum of Archaeology and Anthropology – University of Cambridge e di proprietà privata.

Tutti i manufatti, fino ad ora inediti, sono stati disegnati, fotografati, analizzati, inserendoli, in base ai confronti, nel panorama del territorio varesino, nel più ampio lombardo e delle aree vicine.

Ampia è l’escursione cronologica degli esemplari, dal I sec. a.C. al VI sec. d.C. e oltre; altrettanto vasta è la gamma delle classi di materiali attestate: terra sigillata, ceramica a pareti sottili, ceramica comune, ceramica invetriata, lucerne, pietra ollare, balsamari e bottiglie di vetro, cucchiai di bronzo, grandi coltelli in ferro, una suola di calzatura chiodata in frammenti, laterizi bollati, forse un peso a ciotola impilabile e anche un singolare manufatto fittile, dalla funzione non determinabile.

Vengono ricostruiti anche le varie zone cimiteriali di Malgesso e di Oltrona al Lago, i riti funerari della cremazione e dell’inumazione, le strutture tombali, nel quadro delle tipologie sepolcrali della zona.

L’autrice ha ricomposto la fisionomia della Malgesso romana, non trascurando i rinvenimenti più famosi dell’età del Ferro (cultura di Golasecca). Tre risultati sono significativi: l’ininterrotta continuità di insediamento dal Neolitico fino a epoca tardoantica-altomedievale e oltre; l’eterogeneità dei materiali romani, che coprono un arco cronologico molto lungo e che indicano diverse produzioni; la pluralità di aree funerarie sia di età romana, sia precedenti.

Quanto al sepolcreto di Oltrona al Lago, la risonanza della scoperta, nel 1878, fu tale da conquistare un posto nelle Notizie degli Scavi di Antichità. La necropoli di Oltrona sarebbe abbastanza estesa, con un periodo di frequentazione piuttosto lungo: dall’età augustea ad almeno il III-IV sec. d.C. Il periodo in cui vengono scoperte queste necropoli è fervido di ricerche archeologiche e scoperte di importantissimi siti, in particolare preistorici, nel territorio varesino. Esse vedono coinvolte figure chiave nel panorama culturale del tempo, come Alfonso Garovaglio, Leopoldo Maggi, Giuseppe Quaglia. In particolare Gabriella Tassinari ha esaminato e ricostruito un personaggio di primo piano, che non sembra aver mai meritato gli onori di un contributo specifico, il primo ad effettuare, nel 1878, scavi all’Isolino Virginia: Walter Kidman Foster. Fu proprio a Foster, archeologo famoso, che il conte Alemagna, recatosi all’Isolino per osservare i risultati degli scavi, riferì che a Oltrona, in una vigna di sua proprietà, un suo colono aveva trovato alcune tombe romane. Foster indagò e rinvenne diverse sepolture. Nello stesso anno 1878 Quaglia scavò altre tombe, patrocinato sempre dal conte Alemagna.

Gabriella Tassinari si è laureata in Archeologia presso l’Università degli Studi di Milano e specializzata in Archeologia presso la stessa Università. È autrice di contributi sulle necropoli romane del territorio lombardo, sulla ceramica romana e sulla glittica antica e post-antica (XVI-XIX secolo): in particolare ha pubblicato studi sulle gemme e i gioielli del XIX secolo, su famose collezioni e su alcuni incisori, come Giovanni Beltrami, Antonio Berini e la dinastia dei Pichler. Ha studiato le raccolte di calchi di intagli e cammei realizzate dalle botteghe romane Dehn, Cades e da Giovanni Pichler, conservate al Medagliere delle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, e ha pubblicato il catalogo delle gemme non antiche della cospicua collezione dei Civici Musei d’Arte di Verona.