Il ciclismo piange un grande, addio a Ercole Baldini

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L’Italia del ciclismo piange la scomparsa di Ercole Baldini, avvenuta ieri sera. Il grande campione romagnolo si è spento alla soglia dei 90 anni: era nato il 23 gennaio del 1933.

Ercole Baldini – ribattezzato L’Elettrotreno di Forlì – ha scritto pagine importanti della storia del ciclismo: è stato l’unico corridore a vincere in carriera una medaglia d’oro olimpica, un campionato del mondo e una grande corsa a tappe, il Giro d’Italia. A questi successi si aggiungono un titolo iridato su pista e un record dell’ora, nel 1956, quando era ancora dilettante, primato sottratto a un monumento come Jacques Anquetil, al Vigorelli.

Quarto di sei fratelli maschi, lasciò gli studi a 17 anni per inseguire la passione della bicicletta, notato da alcuni osservatori mentre la usava per andare a scuola. Alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956 Baldini, che vi arrivò dopo aver fatto qualcosa come 11 scali con l’aereo, trionfò scattando su una salitella e la sua vittoria fu una tale sorpresa che quando arrivò al traguardo non c’era l’Inno di Mameli da trasmettere: ad intonarlo, con grande emozione, furono gli immigrati italiani in Australia presenti alla corsa.

Anche ai Mondiali di Reims, due anni dopo, arrivò da solo, dopo una fuga lunghissima sulle colline dello Champagne, andando a riprendere e poi scrollandosi via via di dosso i vari Bobet, Nencini, Voorting. A quel campionato del mondo partecipò anche Fausto Coppi, ormai alla fine della carriera e di cui Baldini sembrava l’erede. Fu il campionissimo a dire a Baldini di partire in fuga, contrariando Nencini quando se lo vide piombare alle spalle e alla fine si scrisse che la vittoria era stata merito anche della strategia del più esperto in squadra. Ma poi venne fuori che Coppi, in realtà, voleva fare un dispetto a Baldini, che però stupì tutti, compreso Coppi, allora sul viale del tramonto, che invidiava gli ingaggi offerti al giovane campione.

In coppia, Coppi e Baldini avevano vinto l’anno prima un trofeo Baracchi, la più famosa delle cronocoppie: nei 108 km a cronometro, Baldini forò a 30 km dall’arrivo e Coppi, che era in difficoltà, decise con intelligenza di proseguire: fu insultato dal pubblico, ma quando rientrò Baldini diede il suo contributo per arrivare alla vittoria. Il Giro d’Italia del 1958 fu l’ultimo di Coppi e il trionfo di Baldini. Primo nelle due cronometro (la vera specialità di Baldini), primo anche in salita contro Charly Gaul, Baldini arrivò a Milano in rosa davanti al belga Brankaert e a proprio a Gaul, dopo aver firmato una memorabile impresa sulla salita di Bosco Chiesanuova e aver ottenuto una vittoria nella tappa alpina Levico-Trento. Guai fisici impedirono poi a Baldini di ripetersi negli anni successivi a quell’altissimo livello. A Villanova, paese dell’entroterra romagnolo dove era nato, Baldini ha costruito una casa-museo nella quale ha passato gli ultimi anni di vita.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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