Il governo dei migliori. Lontano dalla provincia di Varese?

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Il nuovo governo di Giorgia Meloni ha giurato davanti a Sergio Mattarella al Qurinale

Con il giuramento davanti al presidente della Repubblica, il nuovo governo è nel pieno delle sue funzioni. La cifra è politica, dopo una lunga stagione di esecutivi tecnici. L’identità è di centrodestra in funzione del risultato elettorale del 25 settembre che, tra le altre cose, ha cambiato gli equilibri interni, spostandoli a favore di Fratelli d’Italia e della sua leader, Giorgia Meloni. Oggi è lei, l’ex ragazzina della Garbatella, la presidente del Consiglio, prima donna ad occupare la poltrona più importante di Palazzo Chigi a discapito o con sommo dispiacere di maschi alfa come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Di tutto questo si è detto e scritto fino alla nausea, spesso con accentuazioni retoriche e aspettative esagerate su una squadra definita, appunto retoricamente, “dei migliori”. Che lo sia per davvero lo giudicheremo tra qualche mese, quando i “migliori” avranno preso in mano le sorti del nostro disastrato Paese. Quando la “stagione della responsabiltà” (ipse dixit Giorgia) avrà preso consistenza e comincerà a dare frutti come tutti sperano.

Lo spera anche la provincia di Varese, spesso dimenticata dai governi che hanno preceduto l’attuale. Dimenticata anche negli anni della Lega Nord, che aveva spedito nei Palazzi della capitale, identificata con Roma Ladrona, una consistente pattuglia di parlamentari. Molti dei quali diventati ministri o, comunque, assisi nei posti di potere. Provincia di Varese presa a terra di conquista dai partiti, guarda caso di centrodestra, che ad ogni elezione la defraudavano della propria rappresentanza locale per candidare personaggi venuti da fuori, imposti dall’alto in virtù di esiti sicuri alle urne. Un vizio che non è stato cancellato nemmeno l’ultima volta, così che a Roma i varesini o varesotti autoctoni siano ridotti al lumicino. Domanda: che cosa riusciranno a produrre per Varese e per le sue castellanze in provincia? D’accordo, uno dei ministri di peso, probabilmente il più importante dopo la Meloni, è Giancarlo Giorgetti, titolare dell’Economia. Politico di grande esperienza, messo lì non a caso anche in continuità con l’esecutivo di Mario Draghi e per le sue doti di mediatore. Si ricorderà di Varese, il Giorgetti di Cazzago Brabbia, a fronte delle enormi incombenze che lo attendo al Mef?

Dopo di lui, chi? Non illudiamoci, le pesanti questioni di Malpensa o della manifattura varesina per dirne alcune, finiranno nel grande calderone generale, col rischio di annacquarsi in modo esiziale. Benchè, proprio la Lega abbia piazzato nel governo una cinquina di ministri lombardi, oltre a Giorgetti, Salvini, Locatelli, Valditara e Calderoli. Quasi un richiamo alla cosiddetta e abbandonata questione settentrionale, un omaggio a Umberto Bossi e al suo inedito comitato per il Nord di recente formazione “per evitare lo sfascio”.

Nord che presenta ben quindici ministri in totale sui ventiquattro della squadra meloniana. Il sentore è che resterà soltanto un doppio dato numerico e geografico e niente di più in considerazione di un contesto nazionale che è quello che è e richiede attenzioni a largo raggio. Questo per dire che non possiamo né dobbiamo andare oltre un orizzonte limitato, qui in provincia di Varese. Per via di un governo chiamato a risolvere ben altri guai collettivi, uno su tutti: l’emergenza energetica. Che non avrà nemmeno il pungolo dei parlamentare di casa nostra, sacrificati nel numero e, molti di loro, comparsi a Varese in campagna elettorale per non tornarci più. Ci aiuta il fatto che a certe, pessime abitudini abbiamo fatto il callo, e non da ieri. Così che ai “migliori” si possa guardare con disincanto. Anche se ciò non è affatto consolatorio.

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