«Il triride per mia figlia bloccato dalla burocrazia»: l’appello di una mamma di Busto

BUSTO ARSIZIO – Il “triride”, un ausilio per la sedia a rotelle che favorisce l’autonomia delle persone disabili, è stato regolarmente autorizzato ad aprile, ma ora, con l’estate alle porte, non è ancora arrivato. «E ancora non si sa quando arriverà, e se arriverà in tempo per l’estate». Lo sfogo di una mamma bustocca che si trova a combattere contro il muro di gomma della burocrazia per dare un’opportunità di autonomia alla figlia dodicenne costretta sulla carrozzina. In questo caso l’Ats, che non è stata in grado di farle sapere quando il dispositivo, prescritto dal fisiatra e autorizzato dal l’apposita commissione, potrà finalmente essere consegnato.

L’ausilio per l’autonomia

Una storia che è stata oggetto di un post privato sui social, che ha fatto emergere come la mamma di Busto Arsizio non è la sola ad avere questo tipo di problema in provincia di Varese: «Mi hanno contattato altre due famiglie che aspettano il triride da mesi, esattamente come noi» rivela. La figlia dodicenne, in carrozzina, ha appena finito la scuola ma, nel periodo delle vacanze, non potrà avere quella autonomia che sognava. Perché il “triride”, un’apparecchiatura utilizzata per trasformare la sedia a rotelle in una comoda e funzionale carrozzina elettrica, è fermo nei meandri della burocrazia. Eppure sarebbe uno strumento utilissimo per la ragazzina: «Con il triride mia figlia potrebbe uscire a fare una passeggiata in compagnia senza costringere sempre qualcuno a spingerla, a maggior ragione in centro a Busto dove la pavimentazione in “pavè” rende difficoltoso il passaggio ad una carrozzina, e il triride diventa necessario. E poi poter camminare a fianco di una persona, invece che averla dietro che ti spinge, è già una piccola conquista».

Lungaggini burocratiche

«La prescrizione del fisiatra per l’ausilio risale a febbraio di quest’anno – racconta la mamma della ragazzina diversamente abile – ad aprile mi hanno chiamato per dirmi che la commissione aveva autorizzato la fornitura del dispositivo, poi però non ho più ricevuto nessuna comunicazione. All’ultima telefonata, che ho fatto io qualche giorno fa, la risposta è stata che la pratica era ferma, allo stesso punto di aprile». Il problema, a quanto pare, sarebbe legato al bando di ATS per la fornitura dei dispositivi, ancora non completato. Lungaggini che però per la mamma sono «inaccettabili, anche perché conosco persone che vivono in Piemonte, che una volta ottenuta l’autorizzazione possono rifornirsi autonomamente da un’ortopedica a loro scelta, senza passare ancora per ATS».

L’appello

Così non resta che sfogarsi e alzare la voce con un appello alle istituzioni: «Sbloccate la pratica per garantire a mia figlia il diritto ad un’estate più libera e spensierata, come dovrebbe avere ogni ragazzina di 12 anni una volta conclusa la scuola». Perché, aggiunge la donna, «mia figlia non ha richiesto la sua disabilità, è arrivata e l’ha affrontata e accettata, però ora sta chiedendo soltanto dignità e autonomia. Non è possibile che per ogni richiesta debbano passare mesi».

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