A Busto il Disability Manager è un team. L’assessore: «Ora dalle parole ai fatti»

BUSTO ARSIZIO – Entra nel vivo il lavoro del team del Disability Manager. «A settembre – promette l’assessore all’inclusione sociale Paola Reguzzoni in commissione servizi sociali – faremo una variazione di bilancio per passare dalle parole ai fatti e iniziare a mettere a terra le prime iniziative». L’attività del Disability Manager è stata presentata in commissione con l’audizione del team dell’associazione professionale Fedman, che si è aggiudicata il bando per l’incarico, e che supporterà l’amministrazione nelle iniziative per l’accessibilità e l’inclusione delle persone con disabilità.

La squadra

Abbattimento delle barriere architettoniche, ma non solo. Il team di Fedman, un gruppo di professionisti con un ampio ventaglio di competenze (tra cui anche l’esperienza di Franco Lepore, già Disability Manager del Comune di Torino), punta a portare a Busto Arsizio «un’esperienza di disability management innovativa in Italia e sperimentale», come spiega il referente del gruppo di lavoro Massimo Magni. «Per farlo al meglio però occorre un cambio di passo culturale». Il lavoro di Fedman, illustrato dall’avvocato Haydee Longo, partirà da una prima fase di mappatura dello stato dell’arte (3-4 mesi), per poi passare alla pianificazione di obiettivi, azioni e attività (2-3 mesi) e a quella di “development” e messa a punto delle attività (dai 6 mesi in avanti), che sarà accompagnata dalla fase di monitoraggio, in un ciclo continuo di ripianificazione sulla base delle eventuali criticità.

Le iniziative

Verranno elaborate delle linee guida sui diritti delle persone con disabilità per la città di Busto Arsizio, con «osservazioni tecniche finalizzate a rendere la città accessibile e fruibile dal numero più ampio di persone», verrà avviato un Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, «che non deve essere un registro della vergogna per fare la conta tra ciò che è accessibile e no – spiegano i tecnici di Fedman – ma un percorso di lunga durata». E in parallelo si attiverà «una progettazione partecipata di iniziative pubbliche su accessibiilità, discriminazione e disuguaglianze» allo scopo di «favorire il processo di crescita di una cultura dell’inclusione e di rete tra enti del territorio, oltre ad un coinvolgimento dei cittadini per la sensibilizzazione su questi temi».

Oltre i meri obblighi di legge

L’assessore all’inclusione sociale Paola Reguzzoni (nella foto) sa che non sarà un lavoro semplice: «Siamo in una città con una conformazione che non prevedeva criteri di accessibilità e che non è facile piegare alle esigenze moderne. Lo prova il fatto che alle prime due riunioni a palazzo Gilardoni, che pure rispetta le norme con un ascensore e un bagno per disabili, abbiamo riscontrato due impedimenti all’accessibilità, prima la sala giunta e poi lo scranno della sala consiliare. Non per malafede ma per non consapevolezza. Sono esempi del fatto che non ci potremo fermare al rispetto della normativa, ma dovremo fare sempre un qualcosa in più». Reguzzoni aggiunge l’esempio dell’auditorium all’ex Calzaturificio Borri, dove intende «proporre l’installazione di sistemi di distribuzione magnetica del suono per i non udenti, non è obbligo di legge ma può diventare un’opportunità in più, anche per essere più attrattivi rispetto ad altre strutture che non li hanno».

Consensi bipartisan

Una sfida che, annuncia l’assessore, inizierà a passare «ai fatti» già da settembre, quando chiederà al consiglio di stanziare «le risorse necessarie» per implementare i primi progetti pensati con il team di Fedman. In commissione servizi sociali l’accoglienza dell’iniziativa riscuote consensi bipartisan, con Emanuele Fiore (gruppo misto) che fa notare che tra i cittadini «le aspettative sono alte». C’è da correre per non deluderle.

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