Cyberbullismo, troppe trappole nei social. L’Insubria cerca le soluzioni

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VARESE – Internet, social e smartphone hanno ampliato immensamente le possibilità di comunicare, portando però con sé la patologia, che si è aggravata in seguito ai vari lockdown, del cyberbullismo: in occasione della ricorrenza di domani 7 febbraio, giornata nazionale della lotta a questo fenomeno, l’Università dell’Insubria ha analizzato le sue trappole in una videoconferenza. I contributi offerti dai numerosi esperti che hanno partecipato hanno messo in luce gli aspetti giuridici, scolastici, medici e psicopedagogici del problema, esaminando anche la sfera della comunicazione e del linguaggio fino alle possibilità di riscatto e crescita che può offrire il mondo della musica.

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Carolina Picchio e la legge 71/2017

L’appuntamento online “Cyberbullismo, un fenomeno virale? Un passo fuori dal disagio in tempo di pandemia”, moderato dalla docente Paola Biavaschi, ha visto tra i vari interventi quello della senatrice Elena Ferrara, promotrice della legge 71/2017, «la prima in Europa dedicata a contrastare questo problema e nata in seguito al caso di Carolina Picchio, ragazza che si tolse la vita perché vittima dei bulli del web. Partendo da esperienze dal basso già in atto, quelle che erano considerate “buone pratiche” dall’Unesco sono state trasformate in normativa, istituendo la procedura dell’ammonimento. I ragazzi segnalano di più e si rivolgono sempre più a genitori e insegnanti: il percorso avviato in questo modo potrà essere d’aiuto, anche a noi adulti e attraverso un lavoro sinergico, per una migliore convivenza digitale».

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Gli insulti restano per sempre

«In questo momento sono sempre più giovani, fino ad arrivare a dieci anni, coloro che si affacciano su social come TikTok», ha osservato Giuseppe Carcano, provveditore agli studi di Varese. «L’attuale difficoltà di comunicazione con gli adolescenti si può paragonare a quella che c’era tra la generazione del ‘68 e gli adulti di allora. Ma, come mostra il film “Gli anni luce” di Alain Tanner, nello stesso tempo i giovani cercano degli adulti di riferimento, che possano dare risposte riguardo ai loro desideri: è la responsabilità che ricade su genitori, insegnanti ed educatori».
Come ha aggiunto Rossella Dimaggio, assessore ai servizi educativi, «i ragazzi di oggi sono multiculturali e considerano Facebook e e-mail già obsoleti, preferendo Instagram e TikTok. Ma sfugge loro che gli insulti, che possono essere visti da tutti e e arrivare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, restano per sempre». Tra le linee guida lungo le quali agire – ascolto, emozioni, corpo, spazio, ed esempi – c’è il coraggio: «Di affrontare le responsabilità, e cioè che le loro azioni hanno conseguenze, ma anche di chiedere aiuto».

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Il patentino per lo smartphone

“Per fare un bambino ci vuole un villaggio” è il proverbio africano che ha citato l’avvocato Marianna Sala illustrando le attività del Corecom Lombardia, che comprendono corsi di Media Education. «Non basta la famiglia ma tutta la società: scuola, politica e istituzioni. Ricordando che la sola punizione è in sé sterile, non serve a niente. Il bullismo è a sua volta manifestazione di un disagio». Sono stati esplorati ulteriori aspetti legati al fenomeno: Luana Rosetti, medico di Ats Insubria, ha messo in evidenza come l’incremento dell’uso dei dispositivi in seguito al lockdown abbia anche determinato una riduzione delle ore di sonno. Chiara Milani, direttrice di Varese Mese, ha illustrato i cambiamenti avvenuti nel giornalismo che, nel caso dello sport e della politica, vedono prevalere termini volti a esaltare il confronto e svilire l’avversario. Una della soluzioni possibili ai pericoli dei social è il patentino per lo smartphone sperimentato in Piemonte, che impegna a usarli in modo responsabile. Il maestro Francesco Cansirro Cortorillo ha inoltre portato l’esempio di El Sistema: la rete di orchestre giovanili creata in Venezuela da José Antonio Abreu, grazie allo spirito di gruppo creato dal suonare insieme, è riuscita ad allontanare migliaia di ragazzi dal rischio di delinquere e dalla povertà culturale.

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