La Meloni e le more

lodi centristi meloni tajani
Antonio Tajani, leader di Forza Italia: "rigidamente al centro"

di Massimo Lodi

Meloni vuole inseguire Salvini a destra, ne è ultima prova la decisione sul Mes. Salvini cercherà ulteriori fughe radicali. E avanti così sino alle elezioni europee. Resta libero lo spazio moderato/centrista. Chi pensa d’occuparlo? Un inquilino storico -anzi: un condòmino- esiste: Forza Italia. Ma Tajani vi sovrintende con ingessata ambivalenza: una botta qui, una là, rigidamente volubile. Si professa sacro epigono di Berlusconi, dunque inscindibile tessera del Ppe europeo. Al contempo si manifesta seguace in blazer degli scamiciati sovranisti, come dimostra l’astensione -anziché il voto contrario- sul Salvastati. E idem l’inchino alla deriva albanese della questione migratoria.

lodi meloni centristi tajani
Massimo Lodi

Circola insofferenza tra gli Azzurri per la leadership-non leadership. Ce ne vorrebbe di ben diversa. Risoluta, carismatica, one man/one shot: sai chi sono e dove voglio colpire. Invece: non sai che capo sia Tajani e a quale approdo miri. Dunque: o si prepara la successione prima del disastro o si lascia che altri successori emergano. Primo caso: come pensare a una successione in campagna elettorale ormai imperante? Ipotesi: vien commissariato di fatto il presidente, ad esempio tramite candidatura-bandiera d’uno dei due Berlusconi di maggior presa mediatica, Piersilvio oppure Marina in cima alla lista. Secondo caso: quali altri i possibili successori? Ipotesi: i leghisti del dissenso, disponibili/pronti a costituire un partito nel partito. Silenziosamente, si capisce. Ma in modo che, nell’evenienza d’un Salvini sconfitto a giugno, i nascosti sotto coperta escano in un amen allo scoperto. Sono, buttiamola lì (ma mica tanto buttiamola) i governatori dell’Est nordista, Zaia e Fedriga, cui colleghi d’analoga cifra istituzionale non negherebbero l’appoggio, casomai franasse il consenso. È, buttiamola lì (ma mica tanto buttiamola) il ministro dell’Economia Giorgetti, sconfessato dal Capitano sulla strategia finanziaria, bersaglio del dileggio di Bruxelles, esposto a perdita di credibilità nel mondo mercatale in cui godeva di benedizione draghiana.

E dunque, tornando al nòcciolo. Avendo la Meloni abbandonato il progetto neo-conservatore, il campo largo (esso sì, mica quello di Schlein-Conte) dei né destri-né sinistri si offre a un riempimento d’ampia portata. Lo segnala anche il movimentismo cattolico, ritornato effervescente nelle ultime settimane: la fiducia concessa alla premier va affievolendosi mentre cresce l’attenzione verso chi riesca a meglio rappresentare l’insieme dei valori d’un universo sociopolitico di profonda italianità. L’insofferenza accesa dall’estremismo all’amatriciana e lo stupore suscitato dal ciancicare dei post-silviani regalano una sponda ai naufraghi. Non solo i pochi oggi disposti a recarsi alle urne, ma i molti domani/forse sedotti a imitarli, uscendo dalle more astensioniste. La Meloni e le more: che si prospetti una partita del genere?

lodi meloni centristi tajani – MALPENSA24