La Questura di Varese si apre alla città: in mostra l’arte di Palazzo Italia

Al centro il questore di Varese Michele Morelli

VARESEPalazzo Italia si apre ai varesini. Lo storico edificio sorto come “Casa del littorio” che ospita la Questura di Varese celebra la sua arte e architettura. Dopo il taglio del nastro dello scorso 11 novembre, in occasione della visita del Capo della Polizia Lamberto Giannini, ha aperto ufficialmente al pubblico oggi, sabato 19 novembre, la mostra “L’arte svelata nel palazzo della Questura di Varese”. Sarà visitabile fino a marzo e permetterà di conoscere le opere dell’architetto Mario Loreti e del pittore Giuseppe Montanari.

Patrimonio storico della città

Presenti per l’occasione l’onorevole Pellicini, il prefetto Pasquariello, i consiglieri provinciali Barcaro e Longhini, il sindaco e il vice di Laveno Santagostino e Iodice e per il Comune di Varese il sindaco Galimberti, gli assessori Laforgia, Perusin e Molinari e diversi consiglieri. Prima di lasciare spazio alla visita della mostra i saluti istituzionali, a partire dal questore Michele Morelli. «L’obiettivo è quello di presentare la Questura non solo come presidio di legalità ma anche come una casa della cittadinanza», ha sottolineato. Il vicario del questore Carlo Ambrogio Enrico Mazza ha ringraziato organizzatori e sponsor, oltre all’ex questore Giovanni Pepé che fu promotore della riscoperta e valorizzazione del sacrario situato all’interno della Questura. L’assessore alla cultura del Comune di Varese Enzo Laforgia è intervenuto anche in qualità di storico, ricordando come il luogo si sia ben conservato grazie alle indicazioni che furono date alle formazioni partigiane, cioè di occupare le sedi fasciste ma di lasciarle intatte. «Questo luogo da presidio anche dei malaffari è diventato un luogo di legalità e di difesa della costituzione. Queste opere sono uno straordinario documento storico». Ha espresso tutta la sua soddisfazione e commozione la curatrice Serena Contini, prima dell’ultimo intervento istituzionale, quello del sindaco Davide Galimberti. «In molti mi hanno detto: “Meno male che lei è sindaco del Pd”. Penso che la nostra comunità sia pronta e matura per riscoprire queste opere. Quando c’è stata la possibilità di fare questa mostra non ho avuto alcun dubbio a riguardo, soprattutto per un luogo di legalità come questo che garantisce il nostro valore democratico».

Il ricordo degli eredi

A ricordare i due protagonisti di Palazzo Italia anche i loro diretti discendenti. Daniela Montanari ha ricordato il nonno, il pittore Giuseppe Montanari. «Una persona con un carattere difficile ma di grande bontà d’animo: quando ero piccola lui dipingeva coi suoi cavalletti e io avevo un cavalletto sgangherato per sentirmi anch’io un po’ pittore come lui. Ricordo che passava minuti e minuti a guardare il dipinto immobile fino a quando era soddisfatto del lavoro». Presenti anche gli eredi dell’architetto Mario Loreti: la figlia Marcella e la nipote Francesca Maioli, che ha parlato ricordando il nonno. «Ha vissuto con tantissima passione il lavoro. Aveva sempre una grande cura di tutto il progetto e del dettaglio. Controllava tutto, arrivò fino a disegnare le chiavi di un albergo che aveva progettato e la gabbietta di canarino per una casa di Roma». Quindi l’aspetto umano. «Rimase vedovo a 40 anni con tre figlie piccole che non perse mai di vista, seguì e amò per tutta la vita. I miei fratelli e i miei cugini me lo hanno ricordato come un nonno buono e molto elegante. Anche se non l’ho potuto conoscere ho dentro di me una fierezza di questo nonno».

In primo piano la nipote di Montanari, sullo sfondo la figlia di Loreti

La mostra

La mostra nasce con l’intento di far conoscere e valorizzare il rilevante patrimonio culturale del palazzo sorto in epoca fascista grazie alla maestria architettonica di Mario Loreti e l’estro artistico del pittore Giuseppe Montanari. L’ideazione e la realizzazione del percorso espositivo rappresentano una sfida dettata dal voler affiancare il materiale documentario reperito agli aspetti architettonici e figurativi sopravvissuti nonostante i cambiamenti di destinazione d’uso. La valenza peculiare della mostra è costituita dall’esposizione di spolveri e cartoni realizzati da Giuseppe Montanari, ritrovati nel suo studio al Sacro Monte, offrendo così l’occasione unica di rivedere nel luogo per cui furono pensate anche le immagini degli affreschi cancellati e distrutti alla fine del periodo fascista. A tal fine la Questura ha disposto alcune migliorie, come il riposizionamento della porta originaria del sacrario, e alcuni lavori di manutenzione per offrire al pubblico la possibilità di ammirare nel suo splendore la ricchezza architettonica del palazzo. L’iniziativa di valorizzazione permetterà inoltre di dotare sul lungo periodo l’edificio di elementi descrittivi ed esplicativi sulla sua storia e le sue caratteristiche.

Aperta fino a marzo

La mostra è curata da Serena Contini, responsabile dell’Ufficio Ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale e museale del Comune di Varese. Ad organizzarla la Questura di Varese, il Comune di Varese e l’associazione Varesevive, con il patrocinio della Provincia di Varese ed il sostegno di Fondazione Cariplo, Fondazione Comunitaria del Varesotto e di De Molli Giancarlo Industrie. Sarà possibile visitare la mostra fino al 15 marzo 2023, nelle giornate di mercoledì, dalle 15 alle 18, e sabato dalle 9.30 alle 12.30, previa prenotazione obbligatoria all’indirizzo urp.quest.va@pecps.poliziadistato.it. I visitatori saranno accompagnati dagli studenti di alcuni istituti scolastici della provincia, grazie a un protocollo sottoscritto tra la Questura e l’Ufficio scolastico territoriale.