L’anno vecchio è finito ma qualcosa qui non va…

bottini anno vecchio meloni
Meloni, Tajani, Salvini: tre leader politici, una premier, due vice

di Gian Franco Bottini

Finisce un anno iniziato con venti che lasciavano sperare in una buona navigazione e che si conclude invece in acque a dir poco agitate. Il covid se non sconfitto era perlomeno domato, circolava una gran voglia di rivincita e di ripresa, la nostra naturale generosità verso le vittime di una guerra a noi vicina aveva in fin dei conti aiutato a risentirci vivi e partecipi.

Si aveva la netta percezione che i fatti ucraini avessero costretto l’Occidente a serrare le fila e l’Europa a diventare finalmente una”entità” coesa, abbandonando gli egoismi e le prevaricazioni interne e prendendo atto di quanto le mancava per essere quella che  doveva essere nella speranza dei suoi fondatori. Il Paese aveva scelto un Governo che, al di là delle preferenze politiche, prospettava agli italiani una continuità che avrebbe dovuto evitare il “fare e disfare” dei precedenti governi stagionali facendo  accrescere il nostro prestigio internazionale ed il nostro ruolo nel contesto continentale.

L’Italia aveva raggiunto anche una certa credibilità nei mercati finanziari e pur avendo davanti moltissimi nodi da sciogliere non mancava la fiducia nel poterlo fare.

bottini anno vecchio meloni
Gian Franco Bottini

Non tutto è andato deluso, ma certamente il quadro che si  presenta in questi ultimi giorni è notevolmente diverso da quello che si era sperato. Ci ritroviamo non più con una, bensì con due guerre a noi vicine e che per diverse ragioni (politiche, morali ed economiche) non possiamo ignorare. Quella nuova poi, in Medio Oriente, è una guerra diversa, condotta senza regole e con risvolti raccapriccianti; una guerra che quella in Ucraina, pur con tutte le sue scelleratezze, al confronto pare poco più di una partita a scacchi.

Di fronte  a questa nuova situazione quella compattezza occidentale di inizio anno pare traballare sia per il reiterarsi degli onerosi aiuti economici ai paesi amici belligeranti sia per l’avvicinarsi, in America ed  in Europa , di elezioni in grado di mutare  significativamente la fisionomia politica occidentale.

Anche nel nostro Paese il governo Meloni arriva al traguardo annuale un po’ acciaccato, con un poker di suoi componenti indagati e la stessa Premier apparentemente meno lucida ed autorevole all’interno della sua coalizione. Le ragioni? Prevedibili quando la Premier e i due vice-Premier sono anche segretari politici dei loro partiti, che in questo momento paiono più preoccupati chi di difendere e chi di incrementare i propri seggi alle prossime elezioni  europee.

A riprova di  ciò non si può certo negare l’inesistenza di una ragionevole motivazione (se non quella di sostenere le “promesse” elettorali a suo tempo fatte!) per la quale, di fronte al problema MES, l’Italia dovesse praticamente assumere una posizione di “veto”, alla stregua di un qualsiasi stato “birichino”, di quelli che solitamente giocano al rialzo. Salvini a minacciare la solidità del governo erigendosi a difensore della Patria, la Meloni, da segretario del suo partito, a rincorrerlo, anche se da Premier, siamo certi, avrebbe assunto ben altra posizione. E il “ broncio” del buon Giorgetti pare confermare tutto ciò.

Per questioni “di bottega” la cosa ci costerà un passo indietro nella nostra credibilità e nel nostro buon diritto a far parte dell’Europa che conta, ben sapendo che dopo le le elezioni europee troveremo il modo di ritornare sui nostri passi, facendo una ulteriore figura …

Insomma un 2023 che finisce meno serenamente di quanto era iniziato e di conseguenza con una prospettiva assai confusa e nebulosa. Eppure Istat ci dice che l’occupazione è a livelli soddisfacenti, che l’inflazione sta calando, che decine di migliaia di posti di lavoro attendono occupanti oggi recalcitranti, che le Borse hanno fatto un buon risultato, che gli italiani sottoscrivono con fiducia nel debito dello Stato, che l’export va bene, che nel PNRR siamo fra i più brillanti e via dicendo.

C’è da confondersi le idee e farsi venire il patema d’animo che anche ognuno di noi, invece che preoccuparsi, potrebbe far qualcosa per il Paese. Ma che cosa? Secondo noi non lo sapeva nemmeno J.F. Kennedy quando sbottò in quello che venne spacciato per uno stimolo ma che in effetti era un vero e proprio cazziatone agli americani che mugugnavano in un momento difficile per il Paese :”Non chiedete cosa il  Paese può fare per voi, chiedetevi cosa potete fare voi per il Paese”.

“Gira gira il cetriolo…” diceva la saggezza popolare e volendo, almeno a Natale, evitare sculacciate da qualcuno che vuol fare il Kennedy “de noaltri” e che molto volentieri serviremmo dello stesso trattamento, consigliamo di rinviare le nostre riflessioni e chiudere l’anno facendoci reciprocamente i più sinceri auguri.

bottini anno vecchio meloni – MALPENSA24