Lavoro, solidarietà e sanità. La ricetta di Acli, Caritas e Ac Varese contro la crisi

povertà

VARESEDisoccupazione, povertà, ma anche abbandono scolastico e problemi nel mondo sanitario. Questi sono solo alcuni dei numerosi problemi che stanno emergendo ed emergeranno nel periodo post-Covid. Ecco allora che Acli, Azione Cattolica e Caritas stilano un documento con proposte e priorità per la ripresa nel territorio della Provincia di Varese. «Dobbiamo partire da lavoro, lotta alle disuguaglianze sociali e sanità se vogliamo uscire dalla crisi», dicono Carmela Tascone, presidente provinciale Acli Varese, Luciano Gualzetti direttore Caritas Ambrosiana e Gianni Borsa, presidente Azione Cattolica Ambrosiana.

Annus horribilis

Nel 2020 in Provincia di Varese ci sono stati il 34% di avviamenti al lavoro in meno rispetto al 2019. La disoccupazione è attualmente attenuata dagli ammortizzatori sociali, ma rimane un’incognita molto preoccupante ciò che succederà al termine del blocco dei licenziamenti. In provincia sono 7.726 i nuclei famigliari che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza, una platea che conta ben 16.468 persone coinvolte.

Questi alcuni dei dati più preoccupanti della situazione economico-sociale in provincia di Varese messi in evidenza da Acli, Azione Cattolica e Caritas che hanno stilato il documento “Guardare oltre la crisi”, che contiene priorità e proposte per la ripartenza nel varesotto.

Le priorità

Non si può che partire dal lavoro. Per guardare al futuro è necessario avviare un processo nuovo con l’obiettivo di far
convergere interessi diversi nell’orizzonte del bene per tutti. «Occorre, quindi, un nuovo rapporto tra economia e società, superando la vecchia logica, ancora molto diffusa, che fa ritenere l’attenzione alla persona e allo sviluppo sostenibile generatori di assistenzialismo. Una logica che, purtroppo, negli anni, ha generato pesanti disuguaglianze e schiacciato ogni possibilità di riscatto».

Il motore deve partire dai giovani che in questa situazione di pandemia stanno vivendo un momento di dura precarietà. «Gli investimenti sono sicuramente una condizione indispensabile per la ripresa e l’occupazione, quindi il Revovery Fund non può che privilegiare questa prospettiva, ma lo sviluppo tecnologico e i processi di automazione vanno inseriti in un quadro complessivo dal quale non possono essere esclusi il lavoro e l’occupazione».

Una nuova società

La pandemia ha messo in discussione i presupposti su cui si era costruita la nostra società: un modello che è stato predominante, ma che ha creato diseguaglianze. «Sarà fondamentale nella ripresa, accanto al sostegno alle famiglie, strutturare un vero accompagnamento capace di educare a un utilizzo lungimirante delle risorse a disposizione. Oltre che investire per promuovere un welfare generativo, volto cioè a suscitare un impegno anche in chi si trova in stato di bisogno. Solo così si potrà riconoscere il diritto dei più deboli ad avere dei doveri e ritornare ad essere pienamente cittadini».

Prendersi cura

L’epidemia ha mandato in crisi la cura delle persone sul piano sanitario, facendo emergere con nettezza il forte ridimensionamento della tutela sanitaria nel Paese, a partire dalla dismissione quasi totale della medicina territoriale. Ma la diffusione del contagio ha anche spinto le persone a prendersi cura l’una dell’altra. «Vi è stata un’esperienza della solidarietà, in tempo di pandemia, su cui si dovrebbe riflettere, anche perché siamo nella cosiddetta società avanzata, ma non per questo meno fragile. In questa prospettiva, anche la sanità va ripensata, a partire dal rimettere in piedi la medicina territoriale, per far fronte alle nuove esigenze della popolazione».

Proposte su cui dialogare

In tale direzione, si riscontra l’urgenza di rilanciare un ampio dibattito in Provincia di Varese, realtà che ha tutte le potenzialità per una ripresa economica e sociale che vada a favore dei cittadini, delle famiglie, delle imprese, dei lavoratori, della società nel suo insieme. Una ripresa che richiede nuove alleanze tra i diversi soggetti del territorio in ambito politico, amministrativo, economico, sociale, culturale ed ecclesiale.

A tale riguardo Acli, Azione Cattolica e Caritas sottolineano alcune priorità sulle quale avviare una riflessione corale, dichiarandosi sin da ora disponibili a tale confronto pubblico:

  • Superare la contrapposizione tra innovazione del Paese e dei territori e protezione sociale: lo sviluppo non può essere alternativo al prendersi cura. Puntare quindi al riordino degli strumenti di protezione sociale e del contrasto alla povertà.
  • Porre il lavoro come obiettivo prioritario della nuova fase, anche attraverso il potenziamento dei servizi all’inserimento lavorativo e della formazione professionale.
  • Sostenere in modo mirato le piccole e medie imprese, attive nei diversi settori produttivi, perché possano continuare a creare occupazione.
  • Individuare soluzioni efficaci per ridurre le forti disuguaglianze sociali presenti nel Paese e sul territorio provinciale che hanno coinvolto più categorie di persone.
  • Ridisegnare la sanità come bene pubblico, a partire dal territorio e dalla prevenzione.
  • Individuare specifiche iniziative volte alla formazione e all’inserimento professionale dei giovani e alla formazione permanente dei lavoratori adulti.
  • Ripensare ad un ruolo attivo degli anziani, valorizzando le loro esperienze e competenze anche per un maggiore impiego in iniziative di volontariato sociale dando sostegno alle reti esistenti.
  • Rilanciare cultura, conoscenza e ricerca come motori di uno sviluppo comunitario moderno, sostenibile, rispettoso dell’ambiente.
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