Legnano, addio allo storico distributore di metano. «E parlano di mobilità sostenibile»

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LEGNANO – Costi di gestione insostenibili, ma anche il dietrofront delle politiche di sostegno ai carburanti puliti. Sono le cause della chiusura dello storico impianto di distribuzione del gas metano per autotrazione lungo la Saronnese a Legnano (nella foto). Da lunedì prossimo, 14 novembre, la stazione di servizio inaugurata più di 70 anni fa chiuderà definitivamente; e i 4 dipendenti hanno dovuto trovarsi un lavoro in altri settori.

In crisi un settore tutto italiano

«I fornitori mi chiedono fidejussioni – lamenta il gestore, Claudio Cirignano – mentre i pezzi di ricambio dei compressori hanno raggiunto prezzi folli, con aumenti del 300% in pochi mesi. Come si fa a pagare 280 euro la fascia elastica di un pistone da 40 mm?». Nello stesso tempo, il costo del metano per gli automobilisti si è impennato da 1 euro al chilogrammo a più di 4, mentre ora è in diminuzione. «Non vedo un futuro del metano, in cui credevo tantissimo, perché il sistema, cioè i colossi Snam ed Eni, non lo vogliono più. E ora mirano a vendere quello che hanno all’industria e al riscaldamento civile, anziché ai trasporti».

Lo stesso “sistema”, a detta di Cirignano, punta con decisione all’elettrico, dimenticando che il carburante più ecologico dopo il metano è l’idrogeno. E decreta così la fine di un settore produttivo tutto italiano che negli ultimi decenni si era sviluppato in misura esponenziale: tante aziende di produzione (dai serbatoi ai manicotti, ai compressori), installazione, manutenzione degli impianti di gas metano per auto sono italiane. Mentre il primo produttore di componenti delle auto elettriche è la Cina.

Il titolare: «Stop all’ecologia in nome del business»

Insomma, una scelta tafazziana. Come suicida appare aver gettato nel cestino i progetti per lo sviluppo del metano liquido, che a parità di pulizia delle emissioni ha un volume molto più ridotto dello stato gassoso e permette quindi di caricarne di più, aumentando di gran lunga l’autonomia dei veicoli che lo usano. «Il metano liquido – spiega Claudio Cirignano – era la soluzione migliore in attesa dell’idrogeno per le auto ibride. Le flotte di camion che vanno a gas liquido erano in forte aumento e permettevano di continuare ad abbattere il Pm10 rispetto a gasolio e benzina. Ma mi rendo conto che l’ecologia non va a braccetto con il business».

Tutto questo appare ancor più paradossale nell’epoca della tanto proclamata mobilità sostenibile. «È una vigliaccata oltre che una beffa – taglia corto – Hanno dato incentivi per anni a chi si convertiva al metano e poi fanno chiudere i distributori e mettono in difficoltà chi ha un’auto a metano».

Una lunga storia nata con gli americani

Il distributore sulla Saronnese rilevato da Cirignano insieme al fratello nel 1989 ha una lunga storia: aperto all’inizio degli anni Cinquanta fu uno dei primi del territorio, seguito da quello in via Achille Papa a Milano; il secondo in zona in ordine di tempo fu quello sulla Ss 336 della Malpensa, inaugurato nel 1992.

Nel dopoguerra, l’Italia si trovò numerosi veicoli militari prodotti dall’americana Dodge di grossa cilindrata che consumavano tantissimo carburante. Per renderli convenienti, furono convertiti a gas metano: insieme al metanodotto dell’Altomilanese fu creata alla periferia di Legnano una centrale di stoccaggio per caricare le bombole che fungevano da serbatoio. Il gas distribuito era tutto di provenienza veneta: in quella regione lo si estrae da pochi metri di profondità. Nelle campagne del Veneto molti contadini avevano un proprio pozzo di metano, come quello dell’acqua, e riempivano così le bombole montate sui trattori. In seguito l’impiego del gas per autotrazione si diffuse nel resto della Penisola, rimanendo però concentrato nel Nord-Est.

Olgiate invece ha riaperto

Cirignano gestisce anche l’impianto di Olgiate Olona, appena riaperto dopo la chiusura della scorsa estate. «L’impianto di Olgiate però – sottolinea ancora Cirignano – nato nel 2007 grazie agli incentivi della Regione, ha potuto riaprire perché nel frattempo si è abbassato il prezzo e ha costi di gestione molto ridotti rispetto a quello di Legnano, concepito per i mezzi pesanti. Legnano ha servito fra gli altri quelli di Amga per più di 20 anni, ma una volta scaduto l’appalto la società ha deciso di rifornirsi da altri distributori anche lontani, fino a Gallarate. Con il risultato che i mezzi fanno più strada e impiegano più tempo». Un’altra scelta discutibile che non ha lasciato scampo al distributore legnanese.

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