Il 25 Aprile di Lonate, Rosa «contro l’odio». Carraro c’è, Bonini e Verderio disertano

LONATE POZZOLO – «Intolleranza e odio sono ancora presenti nella società: presenza strisciante, che si nutre dell’indifferenza. Per questo non si deve dimenticare». Il sindaco uscente Nadia Rosa celebra così l’ultimo 25 Aprile del suo mandato, prima che Lonate Pozzolo sia chiamata alle urne fra tre settimane per le Amministrative. E se la Festa della Liberazione è (giustamente) un appuntamento molto sentito – «che dovremmo celebrare ogni giorno» – è inevitabile che si trasformi anche in una piazza per dimostrare l’impegno che le istituzioni vogliono assumersi.

Presenti e assenti

Presente Elena Carraro, candidata sindaco del centrodestra, con il vice designato Andrea Colombo. Assenti invece Tiziano Bonini, il civico alla guida de “I cittadini per i cittadini”, e Modesto Verderio di “Alleanza per l’autonomia”.

Assenze che non sono passate inosservate: «Ad alcuni non interessa il 25 Aprile», il commento a margine dell’assessore uscente alla gentilezza Melissa Derisi. Che insieme a esponenti della giunta e di Uniti e Liberi – come il papabile vice Angelo Ferrario – ha seguito il corteo e le tappe dell’evento nelle frazioni di Tornavento e Sant’Antonino. Sul posto anche i vertici delle segreterie locali del centrodestra, anche in qualità di ex militari. Come il leghista Armando Mantovani, ex marinaio del corpo San Marco, o Mario Volontè (Udc), ex carrista.

Il 25 Aprile

La Fanfara dei Bersaglieri Nino Tramonti Mario Crosta ha aperto in musica il corteo, che dal palazzo comunale si è spostato al Parco delle Rimembranze. Qui, le varie realtà del territorio lonatese si sono riunite: Alpini, Bersaglieri, Aviatori, Marinai. Il giro si è poi concluso alla Fondazione Centro Accoglienza Anziani Onlus di via Bosisio, dove gli ospiti hanno letto le loro memorie. Per poi dedicarsi a un momento di riflessione e preghiera, seguendo le parole del parroco don Gianbattista Inzoli.

Il sindaco ha poi annunciato che prossimamente verrà posata la pietra d’inciampo in memoria di Annunciato Crivelli. Quindi il lungo discorso per omaggiare la Liberazione del 1945. Ecco uno stralcio:

Sono stata nelle zone degli eccidi: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema. In tutti questi luoghi, così come in tanti altri d’Italia, noti e meno noti, (il campo di Fossoli, le Fosse Ardeatine, il binario 21 di Milano) ci giunge l’eco della storia e delle sofferenze dei deportati, il dolore delle vittime degli eccidi, l’insensatezza di una violenza disumana basata su una cultura di intolleranza e odio.

Quell’intolleranza e quell’odio sono ancora presenti nella nostra società, sono una presenza strisciante che si nutre dell’indifferenza ed è per questo che occorre testimoniare sempre il valore della nostra Costituzione, della nostra Repubblica nata dall’antifascismo, della Resistenza che ha portato alla liberazione dell’Italia.

Bisogna contrastare il tentativo di riscrivere la storia che alcuni cercano di portare avanti, favoriti dalla distanza nel tempo di quegli avvenimenti. Non possiamo permettere che tutto quello che accadde venga dimenticato e ancora meno che venga negato.

Ci viene in aiuto la Costituzione Italiana, con la XII disposizione: è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

Nella giornata di oggi, in questi giorni in cui la memoria si è fatta corta, è necessario e doveroso ripetere questa semplice riga della carta costituzionale, semplice ma tanto potente e importante.

Nel 1945 prevalsero i valori che ancora oggi tengono unito il Paese: gli uomini, le donne e i ragazzi che fecero la Resistenza devono avere il riconoscimento di essere i portatori di un patrimonio comune che è alla base della nostra vita così come la conosciamo oggi.

Sarebbe grave non riconoscere il valore della resistenza come patrimonio comune fondante della nostra libertà e della nostra democrazia.

Abbiamo un debito verso tutti coloro che, uniti, hanno resistito al fascismo: contadini e studenti, intellettuali e operai, uomini e donne, giovani e anziani. Tutti insieme, cattolici, socialisti, comunisti, azionisti, monarchici e repubblicani, per quanto di provenienza e ideologia differenti tra loro, hanno combattuto per un ideale comune: liberare l’Italia dalla dittatura e renderla il Paese libero in cui viviamo, anche a costo della vita.

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